Tenta strangolare dottoressa guardia medica, poi fugge

Una specializzanda di 28 anni è stata aggredita, subendo un principio di strangolamento, sabato sera, mentre era di turno come guardia medica a Udine.

L’aggressore era l’accompagnatore di un paziente a cui era stato consigliato di recarsi in Pronto soccorso per alcuni approfondimenti diagnostici.

L’uomo ha dapprima minacciato la dottoressa e, quindi, le ha messo le mani al collo tentando di strangolarla prima di darsi alla fuga, dopo che una collega è prontamente intervenuta per difenderla. Lo ha denunciato sui social la stessa vittima dell’aggressione.

Da quanto ha riferito la specializzanda, i Carabinieri hanno già identificato l’uomo, essendo accorsi poco dopo la richiesta di aiuto.

“Chiediamo più tutela nello svolgimento del nostro lavoro – è l’appello lanciato sui social dalle due dottoresse in servizio sabato sera -. Non è possibile che un medico nell’esercizio delle proprie funzioni venga aggredito per aver invitato un paziente, dopo avergli prestato le cure ritenute opportune, a recarsi in Pronto soccorso nel suo interesse; non è ammissibile rischiare la propria vita sul posto di lavoro perché non si è abbastanza tutelati, perché spesso il medico di continuità assistenziale viene considerato un medico di serie B”.

Si tratta di un’ennesima aggressione a personale sanitario registrata in Friuli Venezia Giulia. Secondo quanto denunciato ieri dalle sigle Nursind e Uil Fpl Fvg, il 6 gennaio al Centro di salute mentale di via Gambini di Trieste un infermiere è stato picchiato da un utente al quale chiedeva d’attendere il passaggio di consegne prima di conferire con gli operatori.

“Sono profondamente indignato – ha affermato in un tweet il vicepresidente del Friuli Venezia Giulia con delega alla Salute, Riccardo Riccardi – la violenza e l’intimidazione che ha dovuto affrontare” la giovane medico specializzanda “sono inammissibili e non devono essere tollerate in nessuna forma”.

“Fare il medico…c’è chi dice che è una vocazione e lo è sicuramente, ma è altrettanto certo che al giorno d’oggi è una sfida, soprattutto in contesti come la guardia medica!”. Comincia così il lungo post Instagram con cui Giada Aveni, specializzanda in Chirurgia di 31 anni, racconta quanto accaduto il 7 gennaio scorso alla collega Adelaide Andreini, aggredita dall’accompagnatore di un paziente mentre era in servizio alla guardia medica dell’ospedale Gervasutta di Udine.

“Non è possibile che un medico nell’esercizio delle proprie funzioni venga aggredito per aver invitato un paziente, dopo avergli prestato le cure ritenute opportune, a recarsi in pronto soccorso nel suo interesse – prosegue il post – ; non è ammissibile rischiare la propria vita sul posto di lavoro perché non si è abbastanza tutelati, perché spesso il medico di continuità assistenziale viene considerato un medico di serie B! Ricordatevi che dietro il camice ci sono prima di tutto persone e non esiste che un essere umano aggredisca un altro essere umano, un medico (peraltro pubblico ufficiale) attentando alla sua vita, senza contare gli insulti e le minacce!”, conclude Aveni.

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Redazione

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