Accusato di avere ucciso la moglie e inscenato suicidio, assolto
Dopo un processo durato un anno e mezzo la Corte di Assise di Napoli ha assolto l’imprenditore giuglianese Gennaro De Falco, che nel 2020 fu accusato dell’omicidio della moglie, Romana Danielova, ritrovata senza vita nella loro abitazione di Lago Patria.
La famiglia De Falco è molto nota in quanto titolare del centro oftalmico Soviet, che negli anni ’90 aveva portato proprio a Lago Patria l’avanguardia nell’ambito delle cure della retinite pigmentosa e di altre malattie degli occhi, creando un centro specializzato presso cui operavano i medici russi dopo la fine dell’Unione Sovietica.
Nell’estate del 2020 aveva fatto scalpore il ritrovamento del cadavere della Danielova, di origini ceche, che il marito sosteneva aver trovato impiccata al cordino di una tenda nel salotto di casa, sostenendo che la donna soffrisse da tempo di uno stato di alterazione psicologica. Le modalità dell’impiccamento avevano fatto nascere dei dubbi sulla versione proposta da De Falco, dubbi corroborati da una perizia medico-legale che affermava che il laccio al collo fosse stato stretto solo dopo la morte, portando la procura di Napoli Nord a convincersi dell’ipotesi di un omicidio.
Dal settembre del 2020 per Gennaro De Falco si erano aperte le porte del carcere, con il processo che si è aperto ad ottobre 2021 innanzi alla Corte d’Assise di Napoli.
Nel lungo confronto processuale, sostenuto dal Pm Di Sciuva e, successivamente, dalla dottoressa Valeria Vinci e dagli avvocati Alfonso Quarto e Sergio Cola, è emerso l’effettivo stato patologico della Danielova, che al momento della morte soffriva da diversi mesi di un disturbo paranoide, mentre una superperizia medico-legale disposta dalla corte per dirimere l’aspra controversia tra le parti, ha accertato la vitalità delle ferite da impiccamento, confermando quello che la difesa aveva già evidenziato con una perizia di parte.
Il 10 febbraio i giudici della seconda sezione, due magistrati togati e sei giudici popolari, hanno deciso per l’assoluzione, ritenendo incerte e contraddittorie le prove dell’accusa e rimettendo in libertà il sessantacinquenne De Falco dopo oltre due anni di detenzione.