L’amicizia tra Amanda Knox e il pm che la accusò

Fu condannata e poi assolta. E ora è diventata ‘amica’ del pubblico ministero che la accusò di omicidio. I protagonisti di questa storia sono Amanda Knox e il pm Giuliano Mignini.

La ragazza statunistense, nel 2007 a Perugia, assieme al fidanzato di allora Raffaele Sollecito e all’ivoriano Rudy Guede, fu accusata del brutale omicidio della ventenne studentessa inglese Meredith Kercher.

Come finì il processo è noto alla cronaca nera: dopo essere stati accusati di omicidio in concorso verranno assolti in via definitiva dalla Corte di Cassazione il 27 marzo 2015 i due fidanzati, mentre l’ivoriano, unico condannato in via definitiva, ha già scontato in carcere la condanna a sedici anni.

Ed è proprio dopo 16 anni che la vicenda torna alla ribalta per un particolare: l’amicizia epistolare tra Amanda Knox e il magistrato, ora in pensione, Giuliano Mignini. E non solo. Pare che i due si siano anche incontrati in gran segreto lo scorso anno. A dirlo è lo stesso Mignini nel nuovo capitolo del suo libro Caso Meredith Kercher. Una vicenda giudiziaria tra due continenti in ristampa con una nuova edizione dove nel ‘Messaggio ai lettori’ rivela di aver incontrato la ragazza a Perugia assieme alla sua famiglia ed è in quell’occasione che ha conosciuto anche la figlia della Knox, Eureka Muse nata l’11 luglio 2021. “È cocchinissima– racconta Mignini a Quotidiano Nazionale– La donna che ho incontrato ora è una signora di 35 anni che non ha niente a che fare con la ragazza di allora”.

Un incontro che a quanto riporta l’ex pm fu fortemente voluto da Amanda sin dal 2019 ma che il magistrato ha accettato solo una volta in pensione. L’incontro è avvenuto nei pressi di Perugia, alla presenza del cappellano del carcere del capoluogo umbro, amico di entrambi: “All’inizio dissi di no. Poi le spiegai che l’avrei vista solo una volta andato in pensione dalla magistratura. Prima non mi sembrava opportuno”. E sull’incontro Mignini alla fine rivela: “È stato commovente. Ci siamo abbracciati“. E da allora i due si scambierebbero lettere e Amanda Knox manderebbe al sostituto procuratore le foto della bambina. “Oggi la conosco e mi fido di lei. Come potrei vederla capace di fare qualcosa di male? Ma i processi non si possono fare con i sentimenti“, ha commento il pm.

A dare voce ai commenti che si potrebbero sprecare per l’intera vicenda è il giornalista Massimo Gramellini sul Corriere della Sera: “Le ragioni per cui la Knox desidera coltivare un rapporto personale con il suo più accanito accusatore attengono al campo della psicologia estrema, in cui non oso avventurarmi. Più banalmente mi domando che cosa spinga l’ex pubblico ministero a ricambiare le sue attenzioni, addirittura a ostentarle, visto che tuttora la considera un’assassina. O siamo in presenza di un allievo prodigio del tenente Colombo che sta cercando di entrare in confidenza con lei per indurla a confessare, oppure questa storia è la prova che il narcisismo sa essere più forte di tutto, anche del rispetto dovuto ai familiari della vittima, che in quel magistrato ci avevano creduto davvero”.

(Dire)

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