Come valutare il valore di un diamante

È inevitabile sognare un po’ quando si parla di diamanti, dal momento che spesso e volentieri vengono identificato con un meraviglioso regalo da fare in occasioni speciali.

In realtà, però, per tante persone i diamanti sono molto di più, dato che rappresentano anche un ottimo investimento.

Anche se i diamanti presentano delle origini decisamente antiche ed è un simbolo di amore, ma anche di solidità, in realtà sono stati considerati da tantissimo tempo un investimento molto fruttuoso.

Infatti, i diamanti conservano il loro valore nel tempo, diventando a tutti gli effetti un bene rifugio in grado di garantire diverse soddisfazioni di non poco conto. È chiaro che, sotto l’aspetto della valutazione, conviene fare affidamento su delle piattaforme come mvsgioielli.it.

Il peso

Il primo aspetto che dovrà essere oggetto di apposita valutazione è indubbiamente il peso. Si tratta della caratura del diamante: più è alto questo valore e più alta sarà, inevitabilmente, la quotazione che caratterizza la gemma.

Quando si usa il termine carato si fa riferimento a derivazioni particolarmente antiche. Infatti, si tratta di una parola che ha origine dai semi di carrubo che, proprio per via del fatto di avere un peso costante, venivano sfruttati alla stregua di unità di misura. Oggigiorno, il carato può contare su un valore che è fisso e che risulta essere pari a 0,2 grammi. Un carato si può suddividere anche in 100 punti. Di conseguenza un diamante che si caratterizza per avere un peso di 0.30 carati, è pari a un diamante da 30 punti.

La valutazione del colore

Il secondo aspetto che si dovrà tenere in considerazione è indubbiamente il colore. In realtà, si parla più che altro dell’assenza di colore. Il diamante incolore, tra le altre cose, è decisamente raro ed è questo il motivo per cui lo rende quello di maggior pregio nel sistema di classificazione usato a livello internazionale. La classificazione dei diamanti avviene usando una scala che va a sfruttare le lettere dell’alfabeto anglosassone. Quindi, si parte dalla categoria D (che va identificare i diamanti incolori, che sono quelli di maggior pregio, più rari da trovare e, di conseguenza, molto più costosi) per raggiungere la categoria Z, che invece è quella che include delle tipologie di diamanti caratterizzati da una colorazione piuttosto netta.

L’aspetto relativo alla purezza

Un altro aspetto che deve essere valutato con la massima attenzione è senz’altro quello relativo alla purezza. In fase di valutazione, considerare la purezza di un diamante vuol dire considerare la quantità, ma anche le dimensioni e la collocazione delle varie inclusioni che si trovano nel diamante. Più sono piccole e più è alto il valore del diamante.

Queste inclusioni, che si possono notare solo ed esclusivamente usando una lente di ingrandimento, si caratterizzano per corrispondere a delle tracce minerali interne. Queste ultime tendono ad emergere nel terreno nel corso del processo di formazione del diamante. Si tratta di elementi che in realtà hanno tutti i diamanti e che vanno a condizionare il passaggio della luce nella gemma e, chiaramente, vanno a influenzare pure la bellezza del diamante stesso.

Il taglio

Infine, un’altra caratteristica che deve essere tenuta in considerazione in fase di valutazione del diamante è, senza ombra di dubbio, il taglio. Si tratta di una caratteristica che è legata in tutto e per tutto dall’abilità e dalle capacità del personale specializzato che porta a termine tale operazione. Il taglio sta a indicare non solo le proporzioni, ma pure la forma in cui è stato tagliato il diamante. Più tale attività è stata svolta in modo impeccabile e più è elevato il quantitativo di luce che riesce a riflettere, così come aumenta di conseguenza anche il grado di brillantezza.

Redazione

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