Jabil, sindacati: “azienda investe all’estero, a Marcianise licenzia”

Nel mezzo di una vertenza provvisoriamente sospesa, come quella che coinvolge circa 190 lavoratori dello stabilimento di Marcianise (Caserta) della multinazionale Jabil, arriva la notizia che la Jabil stessa è in procinto di avviare un nuovo impianto di produzione in Croazia, che dovrebbe creare più di 1.500 posti di lavoro.

E i sindacati protestano, in particolare le sigle dei metalmeccanici Fiom-Cgil, Fim-Cisl, Uilm e Failms, che da anni denunciano il rischio di ridimensionamento sempre maggiore del sito marcianisano, che appena nel 2015 aveva in organico quasi mille dipendenti, mentre oggi tra esodi incentivati e reindustrializzazioni in altre aziende sono 430, ma secondo l’azienda, con il licenziamento già annunciato dei circa 190 addetti (il numero di 190 si è ridotto per qualche esodo volontario), dovrebbero arrivare a 250.

La vertenza è sospesa fino al 31 maggio, quando scadrà la cassa integrazione prorogata di tre mesi a fine febbraio, e in mancanza di alternative ai licenziamenti, la Jabil potrà iniziare a licenziare.

“Jabil motiva l’investimento – spiegano i segretari dei quattro sindacati – perché c’è una crescita delle energie rinnovabili, dei veicoli elettrici, della sanità, del 5G e del cloud. Allora la domanda nasce spontanea: in Italia non c’è la stessa necessità? Perché Jabil non investe anche in Italia? I finanziamenti del PNRR non dovrebbero favorire gli investimenti per una transizione ecologica e digitale? È sempre più evidente – scrivono i sindacati – che il tessuto produttivo, soprattutto qui nel mezzogiorno, si rilancia con una programmazione di politiche industriali concrete e di prospettiva, e non con progetti di reindustrializzazione fallimentari e finanziati dalla multinazionale americana solo per liberarsi dei lavoratori per poi abbandonare il territorio dopo aver per anni acquisito e delocalizzato le produzioni.  Purtroppo iI grido di allarme lanciato dalle organizzazioni sindacali non viene ascoltato e tutte le preoccupazioni di un continuo peggioramento della situazione industriale ed occupazionale del territorio prosegue nel silenzio delle istituzioni. Le lavoratrici e i lavoratori del sito di Marcianise hanno diritto di conoscere il proprio destino”.

(ANSA)

Redazione

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