A volto coperto in casa di Benedetto Zoccola: “Mi vogliono morto”

Sono passati 11 lunghi anni da quel lontano 2012. 11 anni di scorta e di restrizioni.

11 anni di silenzi, 11 anni all’ombra, 11 anni senza alzare mai la voce e soprattutto 11 anni di educazione.

11 anni di combattimento contro la camorra da una parte e chi, in ogni momento ha provato a sminuire la sua situazione facendolo apparire come un privilegiato.

E’ la storia di Benedetto Zoccola, ex vicesindaco di Mondragone e Aversa, Benedetto Zoccola che da anni vive sottoscorta – assegnatagli da ormai quasi dieci anni dopo aver presentato denunce contro alcuni esponenti dei clan attivi a Mondragone.

“Si, sono così privilegiato che non vedo da un occhio e non sento da un orecchio, così privilegiato da non poter portare con me in auto mia moglie oggi al 9^ mese di gravidanza! Così privilegiato da non poter neppure accompagnarla in ospedale per la nascita di mia figlia! Naturalmente quest’ultima regola si aggiunge alle tante restrizioni che mi sono imposte come ad esempio il divieto di camminare a piedi o di frequentare posti affollati (lo stadio per me è solo un lontanissimo ricordo)”.

“Quello che è accaduto 3 settimane fa mi porta a spezzare completamente il mio silenzio, perché il silenzio uccide. 3 settimane fa, durante la notte, due ‘oggi non tanto ignoti’ (almeno quelli che si vedono dalle telecamere), si sono introdotti in casa mia mentre io e mia moglie (incinta all’ottavo mese di gravidanza) stavamo dormendo. Per fortuna ci siamo svegliati ed evitato il peggio, anche se mia moglie è finita in ospedale per lo spavento”.

“La presenza delle telecamere, la vigilanza e il passaggio delle forze dell’ordine, non hanno dissuaso queste bestie (senza offesa per le bestie) ad introdursi in un’abitazione con la certezza di trovarci qualcuno all’interno. Camorristi. Perché questo sono. Perché loro mi vogliono morto. Cosa avrebbero fatto se fossero risusciti ad entrare? So benissimo cosa ci avrebbero fatto. Perché l’ho già vissuto sulla mia pelle 11 anni fa. Quando mi hanno messo una bomba nel mio ufficio e quando mi hanno chiuso nel cofano di un auto per poi massacrarmi di botte in un campo”.

“Oggi più che mai devo proteggere la mia famiglia, devo tutelare mia moglie e la nostra bambina che porta in grembo. Abbiamo guardato e riguardato le immagine della telecamera fino a capire una serie di cose… Nonostante tutto…ancora una volta non ci resta che riporre la massima fiducia nello Stato e nelle forze dell’ordine con l’auspicio che sia veramente la volta buona! Perché chi combatte le criminalità organizzate va tutelato non abbandonato. Per la camorra il mio destino e’ già scritto. Solo lo Stato può cambiarlo”.

Redazione

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