Alterava sentenze, interdetto avvocato
Alterava sentenze e notificava atti di precetti a società di telefonia, per richiedere, come difensore di controparti, pagamenti di somme non spettanti.
Per questo motivo la sezione di Pg della Polizia della Procura di Catanzaro ha eseguito un’ordinanza di misure cautelari, personali e reali, nei confronti di un avvocato della provincia catanzarese.
Il provvedimento, emesso dal Gip su richiesta della Procura, consiste nel sequestro preventivo della firma digitale e nella misura del divieto temporaneo di esercitare la professione di avvocato per dodici mesi.
L’ipotesi investigativa è che il legale, in qualità di difensore, abbia notificato atti di precetto relativi a sentenze alterate, inducendo in errore la società telefonica riguardo all’effettivo diritto di ottenere le somme richieste. La sezione di Pg della Polizia ha accertato che in diversi episodi, ad alcune sentenze effettivamente emesse dal Tribunale o da Giudici di pace del circondario, veniva cambiato il numero di registro generale, ad altre il nome delle parti processuali e ad altre ancora il contenuto e la decisione. Infatti, in alcuni casi, le sentenze effettivamente emesse, erano relative a procedimenti che avevano ad oggetto materie del tutto diverse rispetto a quelle alterate. Addirittura la società non risultava neanche parte in causa. Dall’esame delle copie autentiche è stata rilevata la contraffazione delle sentenze usate come titolo esecutivo. Il legale notificava poi alla società di telefonia, gli atti di precetto relativi alle sentenze alterate, chiedendo il pagamento di somme di denaro, asseritamente, dovute a titolo di soccombenza in giudizi civili pendenti al Tribunale, procurandosi ingiusti profitti e contestuali danni alla compagnia telefonica.
L’individuazione degli atti manomessi è stata difficoltosa in quanto i documenti falsificati hanno tratto in inganno anche addetti specializzati del settore, poiché il risultato della contraffazione era assolutamente credibile e verosimile.
L’interdizione è stata adottata tenendo conto che le condotte dell’indagato si sono concretizzate abusando del ruolo professionale e la prosecuzione delle stesse può essere impedita vietando al legale le sue funzioni.
(ANSA)