(VIDEO) Arrestata per corruzione preside antimafia
Pc e cibo destinati alla scuola che sarebbero stati “costantemente prelevati” dall’istituto e usati “per proprie ed esclusive necessità”, ma anche “presenze di alunni false” nei Pon “di fatto mai realizzati o realizzati solo in parte”, nella considerazione che “la mancata partecipazione degli studenti avrebbe inciso in maniera direttamente proporzionale sulla quota parte dei fondi destinati per ciascun progetto alla dirigenza”.
Sono alcune delle accuse rivolte alla preside dell’Istituto comprensivo ‘Giovanni Falcone’ dello Zen di Palermo Daniela Lo Verde, finita agli arresti domiciliari con le accuse di corruzione e peculato, insieme con il suo vice, Daniele Agosta, e una dipendente di un negozio di informatica, Alessandra Conigliaro.
IL TITOLO DI CAVALIERE DELLA REPUBBLICA
Lo Verde nel 2020 era stata insignita del titolo di Cavaliera al Merito della Repubblica per il suo impegno scolastico nel corso dell’emergenza Covid. La dirigente scolastica è uno dei volti più conosciuti nel capoluogo siciliano per la sua attività all’insegna dell’educazione alla legalità portata avanti in una scuola di frontiera come la ‘Giovanni Falcone’, in uno dei quartieri più difficili di Palermo.
INDAGINE SUI FONDI DELLA SCUOLA
L’indagine, denominata ‘La Coscienza di Zen-O’, è stata condotta da febbraio 2022 ad aprile 2023 dalla sezione Eppo del Nucleo investigativo di Palermo, con il coordinamento dei procuratori europei delegati Calogero Ferrara e Amelia Luise, dell’European public prosecutor’s office di Palermo. Al centro c’è la gestione dei fondi pubblici nazionali e comunitari nell’ambito di diversi progetti scolastici.
“UN RADICATO CENTRO DI INTERESSI ILLECITI”
Gli investigatori non hanno dubbi: all’istituto comprensivo ‘Giovanni Falcone’ esisteva “un radicato e unitario centro di interessi illeciti formato dalla preside, dal vicepreside e da professionisti privati”. Un capitolo dell’inchiesta riguarda poi il cibo e le apparecchiature informatiche della scuola. Generi alimentari e computer “costantemente prelevati” dalla scuola e usati “per proprie ed esclusive necessità”. I carabinieri parlano di “una gestione dell’istituto volta a curare interessi di natura meramente personale, anche con riguardo alle procedure di acquisto e fornitura di generi alimentari per il servizio di mensa”. Nell’ufficio della presidenza, dove la dirigente scolastica svolgeva la propria attività, i militari hanno documentato la presenza di “una cospicua quantità di generi alimentari” e di “costosi dispositivi informatici destinati agli studenti”. Risorse che sarebbero state “costantemente prelevate dalla preside e dal suo vice per proprie ed esclusive necessità”.
FARI SULLE FORNITURE
Le indagini hanno acceso poi i riflettori sulle forniture dell’istituto. La dirigenza della scuola, secondo i carabinieri, avrebbe affidato stabilmente, “contra legem”, la fornitura di materiale tecnologico a una sola azienda: alla base ci sarebbe “un accordo corruttivo volto all’affidamento di ulteriori e importanti commesse in cambio di molteplici illecite dazioni di strumenti tecnologici di ultima generazione”.
C’era, secondo gli investigatori, una “vocazione a ritenere la pubblica amministrazione come un pozzo dal quale attingere costantemente qualsivoglia utilità, dagli strumenti tecnologici di ultima generazione ai generi alimentari”.
(Dire)