Polizia, Vittorio Pisani a Napoli: applauso degli agenti
Applausi dagli agenti partenopei per il capo della Polizia Vittorio Pisani nella sua visita di oggi a Napoli, dove ha partecipato, in questura, alla cerimonia di intitolazione della sala riunioni della Squadra Mobile alla memoria del primo dirigente della polizia Mario Bignone, scomparso a Palermo il 21 luglio 2010, a 44 anni.
Appena sceso dall’auto blu è scattato un applauso e tutti i poliziotti presenti hanno cominciato a gridare il suo nome.
Lui, visibilmente emozionato, ha lanciato dei baci agli agenti presenti. La tappa di Napoli è la seconda del neo capo della Polizia, dopo quella di Palermo.
“Mario era un ragazzo splendido, dedito al servizio”, ha detto Pisani, ricordando il suo impegno nella cattura di latitanti di primo piano come Pietro Licciardi, intercettato a Praga.
“Mi spiace non poter usufruire della sua collaborazione oggi, sarebbe stata una grande gioia avvalermi della sua collaborazione. Anche se non è presente, è di fatto con il suo esempio che tutti noi che abbiamo lavorato con lui non possiamo dimenticare i valori che ci ha trasmesso. È come se fosse ancora presente”.
Alla cerimonia è intervenuta anche Giovanna Geraci, moglie di Bignone. Al quarto piano della questura, inoltre, è stata scoperta una targa commemorativa.
A Pisani, che ha diretto la Squadra mobile di Napoli dal 2004 al 2011, il ringraziamento del questore Alessandro Giuliano per il suo arrivo in città: “Non occorre che io ti dica quanto la tua presenza qui in questa veste, a soli quattro giorni dal tuo insediamento, inorgoglisca la questura di Napoli”.
“È stato un omaggio doveroso a un giovane grande investigatore che abbiamo perduto prematuramente. Nei suoi anni di servizio però – ha sottolineato Giuliano – ha inferto colpi importantissimi sia alla camorra napoletana che a Cosa nostra palermitana. E, poiché era un figlio della città di Napoli e proveniva nella prima parte della sua carriera professionale dalla Squadra mobile di Napoli, abbiamo ritenuto fosse importante che sia i colleghi che l’hanno conosciuto che le generazioni successive di colleghi, che non hanno avuto questa fortuna, potessero avere un luogo in cui vedere il suo nome e il suo volto”.