(VIDEO) La festa Mariana termina con la samba e il prete balla
Si è conclusa a passo di samba brasiliana la festa di tre giorni che come ogni anno, a maggio, a Ciampino viene dedicata alla Beata Vergine del Rosario, parrocchia e santuario della cittadina alle porte della Capitale.
Una festa per tutta la famiglia in cui la comunità secondo lo stile mariano apre il cuore e le sue porte proponendo momenti di riflessione, di celebrazione, di incontro, di buon cibo, di musica e di ballo.
Dopo la santa messa domenicale, a cui ha partecipato Sua Eminenza il cardinale Marcello Semeraro, la processione e i momenti di condivisione a tavola e tra le bancarelle, a fine serata sono saliti sul palco ballerini e ballerine di samba con la consueta ‘mise’ di piume e accessori del caso.
Colpo di scena il parroco, don Jorge Do Amor Divino, brasiliano e da tre anni nella parrocchia ciampinese, non si è sottratto all’invito degli amici e si è unito agli artisti. E se qualche malelingua inizia già il solito lavorio di ‘tagli e cuci’, il parroco è sereno, anzi rafforza la sua scelta e alla Dire la spiega perché il messaggio arrivi alla gente: “Nessuno si deve scandalizzare. Chi mi conosce sa che non è una novità anche perché l’ho sempre fatto nelle precedenti parrocchie a Genzano e a Pomezia. È una questione di cultura e ogni Paese ha le sue tradizioni e modi di interagire e di festeggiare, e la Chiesa non dovrebbe essere estranea alla cultura di nessun popolo: questo aiuta ad avvicinarsi e a vivere con la gente, sia la quotidianità, sia le difficoltà, sia la festa. La bellezza ci salverà: l’arte e la musica, la danza sono motivo di ringraziamento a Dio”.
Don Giorgio da anni in Italia ha raccontato di esser entrato nella nostra cultura: ha imparato a cucinare i nostri piatti tipici, ad ammirare le nostre opere d’arte e a contemplare le nostre bellezze naturali. Perciò è bello, come ha detto, “che ognuno porti del suo, della propria cultura e lo scambi anche nei momenti di festa”. “Camminiamo con la Chiesa che è in Italia e seguiamo con attenzione e fiducia papa Francesco; e lui ci esorta ad essere comunità missionarie nelle vie della città, fuori dalla sacrestia, vicina alle persone, con il profumo della gente. Così non diventerà mai vuota e chiusa”, ha sottolineato ancora il sacerdote.
“La Chiesa nel Vecchio Continente – questa la fotografia amara delle nostre Chiese vuote e con pochi giovani – è rimasta troppo sacramentalista: il modo di esprimere la fede non è sempre in sintonia con la vita. Gesù nel Vangelo ci dona il comandamento nuovo che ci spinge ad amare Dio ed entrare in relazione fraterna con ogni altro. Per fare questo bisogna conoscere e rispettare la diversità delle culture del nostro tempo, presenti nel nostro territorio”. Nessuno scandalo quindi, “questi momenti di festa devono unire- ha concluso don Giorgio- rendendo la Chiesa più inclusiva e partecipativa”.
(Dire)