La zanzara uccide ma in Italia il rischio è contenuto
“Tutti sanno che la zanzara è l’animale che uccide più uomini. Infatti ogni anno, in media, le zanzare causano 830mila morti attraverso i diversi agenti infettivi, che trasmettono malaria, Dengue, Zika, febbre di West Nile e altre patologie. In Italia, però, il rischio di morte per l’uomo è contenuto, soprattutto nei soggetti non defedati“. Lo spiega all’agenzia Dire la presidente della World Association for Infectious Diseases and Immunological Disorders (WAidid) e responsabile del tavolo tecnico Malattie infettive e vaccinazioni della Società Italia di Pediatria (Sip), professoressa Susanna Esposito, ordinaria di pediatria all’Università di Parma.
L’esperta tiene, però, a precisare che “laddove vi siano persone anziane disabili o con gravi malattie croniche non autosufficienti, è molto importante utilizzare zanzariere alle finestre e fare in modo che in casa e sulla cute degli stessi vengano usati tutti i prodotti anti-zanzara che possono contenere il più possibile la puntura di questi vettori”.
IL PERICOLO PER L’UOMO
Le zanzare sono dunque pericolose per l’uomo nel momento in cui possono trasmettere determinate malattie. “Va sottolineato- rende noto la presidente WAidid- che una serie di patologie, come Chikungunya, Dengue, Zika e malaria arrivano in Italia tramite persone che hanno contratto il virus o il parassita attraverso la puntura di zanzare nei Paesi dove endemici per queste malattie. Dopo l’epidemia con trasmissione autoctona nel 2007 in Romagna, i casi autoctoni di Chikungunya trasmessi da Aedes albopictus, conosciuta come zanzara tigre, si sono verificati solo sporadicamente. L’infezione da ‘West Nile’, invece, arriva attraverso gli uccelli e, presente ormai da anni anche in Italia, viene trasmessa dalla ‘Culex simplex’, ovvero la zanzara comune“.
“Ci sono poi altre malattie di importazione, come Zika, che possono essere particolarmente gravi se contratte in gravidanza– continua Esposito- perchè si associa al rischio di aborto e di microencefalia, mentre la Chikungunya può provocare manifestazioni neurologiche come convulsioni e quadri di scompenso cardiaco prevalentemente nei neonati e nel bambino nel primo anno di vita”.
Il problema più grande e più comune per i bambini è rappresentato dai pomfi. “Anche dopo una puntura della zanzara comune- dichiara- i bimbi possono avere una reazione allergica maggiore rispetto a quelle che si osservano in altre epoche della loro vita e, infastiditi dal prurito, possono poi grattarsi nelle parti irritate, rischiando di sviluppare impetigini, ovvero sovrainfezioni batteriche”.
L’IMPORTANZA DELLA PREVENZIONE
Per questo risulta molto importante la prevenzione. “Fino ai tre mesi di vita- interviene la professoressa Esposito- è meglio non usare prodotti da spalmare sulla pelle, ma utilizzare le zanzariere che vanno messe sui passeggini o sulle carrozzine, mentre dai tre mesi ai due anni, oltre alle zanzariere, dopo il tramonto è consigliabile usare pantaloni lunghi e magliette di colore chiaro che coprano le braccia. È inoltre possibile usare il ciclodiolo, contenuto in alcuni prodotti. Da 2 anni a 12 anni si può utilizzare un repellente a base di icaridina, mentre dai 12 anni di età il principio attivo più efficace contro le zanzare è il Deet“.
LE SPECIE DI ZANZARE PRESENTI IN ITALIA
Delle circa 3.620 specie di zanzare conosciute al mondo, in Italia ne sono presenti poco più di 60. “Di queste- informa la responsabile tavolo tecnico Malattie infettive e vaccinazioni della Sip- solo una decina sono di reale interesse per la sorveglianza e controllo delle zanzare a causa della loro abbondanza e aggressività nei confronti dell’uomo o per la possibilità di trasmissione di patogeni. Le specie più diffuse sono la ‘Culex simplex’ (la zanzara comune) e la ‘Aedes albopictus’ (la zanzara tigre). Ci sono poi Aedes che non hanno rilievo sanitario, mentre esistono zanzare ‘anopheles’ che fondamentalmente non sono quelle che determinano la trasmissione del tipo dei plasmodi che causano la malaria”.
“Tendenzialmente- aggiunge Susanna Esposito- queste zanzare sono presenti in tutta Italia ma non nelle zone di montagna. Oltre i 600 metri di altitudine la ‘Aedes albopictus’ non c’è e oltre gli 800 metri non ci sono le ‘Culex simplex’“.
L’EMILIA-ROMAGNA E LA LOTTA ALLE ZANZARE
La professoressa Susanna Esposito riveste anche il ruolo di presidente della Sipps (Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale) dell’Emilia-Romagna, dove c’è grande attenzione sul tema delle acque stagnanti e per questo sono state attivate diverse modalità per contenere la presenza delle zanzare. “Dopo quanto avvenuto nell’estate 2007, con l’epidemia di Chikungunya- rende noto Susanna Esposito- esiste già un Piano regionale arbovirosi. Questo piano è stato ulteriormente rafforzato nelle zone alluvionate distribuendo larvicidi nella tombinatura pubblica, comunicando alla cittadinanza la corretta gestione delle aree private, soprattutto a chi ha imprese, cantieri, aree dismesse, piazzali di deposito, parcheggi e vivai. A loro è stato detto di evitare che si raccolgano acque stagnanti”.
In Regione Emilia-Romagna è stato inoltre attivato un progetto con l’ausilio dei droni, soprattutto perchè vi sono difficoltà operative nel raggiungere da terra le aree alluvionate di grandi dimensioni. “Questi droni- informa l’esperta- hanno il compito di distribuire il prodotto larvicida e hanno il vantaggio di permettere una applicazione del prodotto precisa e mirata, volando a bassa quota sulle zone interessate e riducendo, di fatto, la dispersione inutile dei prodotti, con una riduzione notevole degli effetti negativi sull’ambiente e sulla salute umana”.
“Infine- conclude la presidente Sipps Emilia-Romagna- è stato effettuato un monitoraggio con trappole a CO2 e sono stati effettuati trattamenti mirati. Questo monitoraggio con trappole terminerà il prossimo 30 giugno, perchè nel frattempo le acque stagnanti si stanno ritirando”.
(Dire)