Omicidio Giulia, Bruzzone: ‘Impagnatiello narcisista manipolatore’
“Attenzione a ciò che sembra troppo bello per essere vero: i narcisisti all’inizio sono bravissimi ad ‘apparecchiare la tavola’ e la relazione sembra meravigliosa“. Così Roberta Bruzzone, criminologa e psicologa forense, ha sintetizzato in un’intervista alla Dire le tecniche manipolatorie utilizzate dalle persone con disturbo narcisistico della personalità per accalappiare le proprie vittime.
Proprio del profilo psichiatrico da “narcisista manipolatore” si parla molto, in questi giorni, a proposito di Alessandro Impagnatiello, sotto accusa per il femminicidio della fidanzata Giulia Tramontano al settimo mese di gravidanza. Sono stati gli inquirenti ad avere ipotizzato già in questi primi giorni che la sua personalità sia interessata da questo disturbo.
“MENTONO SEMPRE E SEGUONO SOLO I LORO INTERESSI“
Ma i ‘segni di riconoscimento’ del narcisista patologico non sono sempre chiari, proprio perché “sono abili a manipolare la realtà e mentono su qualsiasi circostanza“. Per questo, ha spiegato Bruzzone, “è importante dare poco peso alle parole e osservare i comportamenti, gli unici veri indicatori“. Quando si frequenta una persona narcisista, è inevitabile che prima o poi emergano dei segnali: si tratta infatti di persone che si rivelano “profondamente autoriferite, con un costante bisogno di attenzione e soddisfazione che cercano di ottenere mentendo e manipolando, non per le proprie qualità”. Questo, ha spiegato la criminologa, “accade perché fondamentalmente hanno un problema di autostima, che li porta a un costante bisogno di conferme“. Inoltre sono “svalutanti, sprezzanti, incostanti, portati all’invidia e a non assumersi le proprie responsabilità neanche per le questioni più banali”. L’unica cosa che veramente interessa e smuove una persona narcisista “è il suo proprio bisogno e interesse”.
LA SINDROME DI CALIMERO E I ‘GRANDI PASSI’ FATTI DI CORSA
Se, però, queste caratteristiche si manifestano in una fase della relazione già avanzata, anche a mesi di distanza dal primo incontro, ci sono alcuni atteggiamenti che dovrebbero subito far scattare un allarme: “I narcisisti arrivano con quella che io chiamo la ‘sindrome di Calimero’: raccontano di aver avuto varie tragedie, di essere stati trattati male, sostengono che tutti ce l’hanno con loro”. Non solo: “Tendono subito ad accelerare la relazione, chiedono di andare a vivere insieme, magari di fare un figlio o comunque di fare dei passi da cui si fa fatica a tornare indietro. Questa- sottolinea Roberta Bruzzone- è una fase pericolosissima perché si crea il legame che porta la vittima a dipendere da quella persona“. Molto spesso, poi, in questa fase apparentemente “idilliaca” della relazione, “i narcisisti tendono a tagliare fuori la vittima da tutte le sue relazioni precedenti, familiari, amicali e affettive“.
IL MOMENTO DELLO SMASCHERAMENTO
L’altro momento estremamente pericoloso della relazione con un narcisista è quello del cosiddetto “smascheramento“, quando, cioè, la vittima si accorge della manipolazione e ha intenzione di tirarsene fuori: “È il momento in cui si può facilmente scatenare la potenziale pericolosità del narcisista. A quel punto possono diventare violenti. In questa fase possono essere profondamente distruttivi“.
“SONO COSTANTEMENTE CONSAPEVOLI DELLE PROPRIE AZIONI”
Molto spesso gli uomini autori di femminicidio vengono definiti “narcisisti” e questo potrebbe appunto essere il caso anche di Alessandro Impagnatiello. Ma una diagnosi di disturbo narcisistico di personalità può intaccare la capacità di intendere e volere? “Assolutamente no- è la risposta netta di Roberta Bruzzone-. Si tratta, per l’appunto, di un disturbo di personalità, non di una psicosi. Nelle persone affette, l’esame di realtà non è intaccato: sono costantemente consapevoli delle azioni che compiono“.
“POSSONO MANIPOLARE CHIUNQUE”
Per quanto riguarda le vittime, “siamo tutti a rischio perché sono soggetti in grado di manipolare chiunque“, mette in guardia Bruzzone, per cui non esiste un identikit della ‘vittima ideale’. Certo, il rischio aumenta quando dall’altra parte c’è una persona “molto fragile, con poca autostima, molto sensibile, che tende ad assumersi il peso del mondo, o magari propensa a pensare che sia sempre colpa sua”.
“SIAMO CIRCONDATI DA NARCISISTI E CON LORO NON SI VINCE”
Per la criminologa Roberta Bruzzone, una certezza è che “con i narcisisti non si vince: l’unica soluzione è non giocare e per questo bisogna documentarsi, perché siamo affollati da questi soggetti ed è fondamentale saperli riconoscerli“, ha concluso.
(Dire)