Alloggio popolare e reddito cittadinanza ma il convivente aveva una BMW M3 Coupé

Le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Treviso, nell’ambito dei controlli volti al contrasto degli illeciti in materia di prestazioni sociali, hanno accertato che un nucleo familiare residente a Treviso, in un alloggio popolare (assegnato in emergenza abitativa a fronte di un canone mensile inferiore ai 100 euro), era proprietario di un’auto di grossa cilindrata, non dichiarata al Comune di Treviso.

L’intestataria dell’immobile, pertanto, è stata segnalata alla Procura della Repubblica di Treviso per il reato di falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, avendo presentato, per il mantenimento dell’abitazione a canone agevolato, una dichiarazione sostitutiva unica nella quale non era indicata la proprietà, da parte del convivente, dell’autovettura di pregio, una BMW M3 Coupé.

Si tratta, peraltro, della stessa autovettura che, nel marzo 2022, causò il tragico incidente avvenuto a Preganziol, in zona Terraglio, costato la vita a due donne a bordo di un’utilitaria, evento per il quale il convivente della donna ha recentemente patteggiato la pena di 3 anni e 4 mesi di reclusione.

Le indagini del Gruppo Treviso, originate da due distinte segnalazioni pervenute rispettivamente dalla Polizia Locale e dall’A.T.E.R. di Treviso, hanno permesso di verificare che l’autovettura era stata acquistata, nel gennaio 2022, con un bonifico disposto da un conto corrente bancario intestato proprio all’assegnataria dell’abitazione di edilizia residenziale pubblica.

Inoltre, considerato che l’assegnataria, alla data di acquisto dell’autovettura, percepiva il reddito di cittadinanza e che l’importo versato per acquistare la BMW supera i limiti di patrimonio di cui può essere possessore il nucleo familiare del percettore, è scattata anche la segnalazione per il reato di indebita percezione.

Il Tribunale di Treviso, all’esito delle due denunce, ha condannato la responsabile a 9 mesi di reclusione, pena sospesa e commutata nella multa di 20.250 euro.

Parimenti, l’I.N.P.S. di Treviso ha revocato l’erogazione del reddito di cittadinanza, chiedendo la restituzione delle somme indebitamente percepite.

L’operazione della Guardia di Finanza di Treviso, resa possibile grazie alla collaborazione tra Enti pubblici, è stata finalizzata a tutelare i cittadini onesti, contrastando le condotte di chi dichiara in modo incompleto la propria situazione patrimoniale, reddituale e finanziaria al fine di ottenere ingiustamente l’accesso alle prestazioni sociali.

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Redazione

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