Poste, la neomamma portalettere vince contro l’obbligo di rientro anticipato

Il giudice del lavoro del Tribunale di Venezia ha accolto il ricorso cautelare di una lavoratrice di Poste, portalettere nel territorio della provincia del capoluogo, che aveva chiesto di essere interdetta dal lavoro per il periodo che va dalla fine della maternità obbligatoria al settimo mese dal parto.

L’istanza era stata rigettata dall’Ispettorato territoriale del Lavoro. Nella sentenza si cita l’articolo 17 del decreto legislativo 151/2021 che, al secondo comma, prevede che la Direzione territoriale del lavoro disponga l’interdizione dal lavoro delle lavoratrici in stato gravidanza da due mesi precedenti la data presunta del parto e fino al settimo mese di età del figlio, quando le condizioni di lavoro o ambientali siano ritenute pregiudizievoli alla salute della donna e del bambino.

E si dispone, in accoglimento del ricorso cautelare, l’interdizione della ricorrente dal lavoro sino al termine di legge.

“È stata la determinazione di una madre e la competenza dei nostri legali- dichiara Ciro Casonato, responsabile sicurezza Slc Cgil Venezia- a consentirci di raggiungere questo risultato. Ci stiamo battendo da oltre un anno per il riconoscimento della mansione di portalettere come lavoro gravoso e usurante, questa sentenza per noi è molto importante”.

Tra l’altro, “ci risulta- aggiunge Marco d’Auria, della Slc Cgil Veneto- che anche in Friuli e nelle Marche sono in corso istanze simili. Anche per questo attendiamo con fiducia la sentenza di merito, confidando che questo orientamento sia confermato per rendere universale, per ogni portalettere neomamma, da nord a sud, il diritto all’interdizione post partum, che consideriamo una tutela fondamentale”.

La pronuncia del Tribunale di Venezia, sottolinea Mirco Ferrarese, responsabile Ufficio Vertenze della Cgil di Venezia, “rappresenta un primo passo fondamentale per ottenere un successo legale completo e dimostra il nostro costante impegno al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori per garantirne la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro”. Gli avvocati che hanno difeso la lavoratrice sono Marco Ferrero, Federico Pampaloni e Chiara Roverso, i quali concludono: “Abbiamo letto con soddisfazione la pronuncia del Tribunale di Venezia che ha accolto in via di urgenza il ricorso, ritenendolo tutt’altro che infondato nel merito e ravvisando, nelle mansioni da portalettere svolte dalla lavoratrice, diversi profili di rischio per la salute della madre e del figlio nei primi mesi di vita. Pur dovendo attendere la pronuncia definitiva nel merito, consideriamo questa un’importante vittoria”.

(Dire)

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Redazione

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