Stupro Palermo, Adamo: “La violenza non è mai un gioco”
“Lo stupro di gruppo avvenuto a Palermo ci pone dinanzi ad una situazione che non possiamo assolutamente ignorare. È piuttosto evidente, infatti, che nonostante in questi anni sia stato fatto tanto per contrastare la violenza maschile sulle donne, non basti e occorra fare molto di più”. A dirlo è Anna Adamo, attivista per i diritti delle donne, autrice del libro sul Revenge Porn ‘Come il Mare in Tempesta’ e relatrice della proposta di legge per l’istituzione di percorsi di recupero per carnefici di donne vittime di violenza.
“La violenza, purtroppo, è un fenomeno culturale ed è qui che bisogna agire, sulla cultura, sulla sensibilizzazione che non deve iniziare e finire nelle giornate ad hoc, ma deve essere fatta trecentosessantacinque giorni l’anno”.
“Abbiamo il dovere di educare i giovani al rispetto verso il prossimo, verso le donne soprattutto, le quali non sono il sesso debole e neanche un oggetto nelle mani degli uomini. È giunto il momento di porre fine al patriarcato che ancora oggi domina nella nostra società. È, inoltre, opportuno intervenire da un punto di vista legislativo, facendo sì che le leggi già esistenti vengano applicate e istituendo pene più severe per chi commette crimini violenti. La violenza sessuale è uno dei crimini più atroci che si possano commettere, ed è quindi giusto che chiunque lo abbia commesso ai danni della ragazza di Palermo paghi scontando la giusta pena, indipendentemente dall’età”.
La si smetta con la concezione secondo la quale commettere quello stupro di gruppo sia stato un gioco da ragazzi, perché non lo è affatto. La violenza non è mai un gioco. Così come non lo è la sofferenza che vedrà protagonista la vittima per il resto della vita. Non lasciamo sole le vittime, ma rendiamo loro giustizia. E non dimentichiamo neanche i carnefici, persone deboli, il più delle volte affetti da disturbi psichici ben visibili, dei quali è necessario prendersi cura, affinché guariscano ed evitino di commettere più volte lo stesso errore. Ben venga, perciò, l’istituzione di percorsi di recupero per questi ultimi”.“Non fingiamo che non sia accaduto nulla o che la situazione non ci tocchi, perché al posto di quella ragazza ci sarebbe potuto essere chiunque. Non giriamoci dall’altra parte, rendendoci complici di un sistema che continua a mietere più vittime di quante si possa immaginare, ma diciamo attraverso azioni concrete basta alla violenza sulle donne”.