(VIDEO) Reddito cittadinanza, a Napoli cori contro Meloni

Cori contro il governo e contro la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a Napoli, dove alcune centinaia di persone sono scese in piazza dopo la comunicazione di sospensione del reddito di cittadinanza.

Tra gli ex percettori c’è chi urla: “Senza reddito mai più, la Meloni a testa in giù“. “Siamo in piazza contro il governo e contro tutte le istituzioni”, spiega un manifestante.

“Lavoro per tutti”, urla chi è in testa al corteo. I percettori si sono radunati a porta Capuana e sono ora nei pressi di piazza Garibaldi. Spiegano di voler raggiungere “la sede di Fratelli d’Italia”.

“LADRI” CONTRO FRATELLI D’ITALIA

I manifestanti hanno raggiunto corso Umberto I, dove si trova la sede di Fratelli d’Italia. Il corteo ha sostato brevemente davanti al portone d’ingresso del palazzo che accoglie la sede di partito.

Ladri“, hanno urlato i manifestanti. Diversi i cori contro la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

CGIL: IN CAMPANIA OLTRE 36MILA STOP. A RISCHIO ASSEGNO UNICO PER FIGLI

Sono 36.270 i cittadini campani a cui è stato sospeso il Reddito di Cittadinanza al 31 luglio 2023. A fornire i dati è la Cgil Campania. Nel dettaglio in provincia di Napoli sono stati 21.507 i cittadini che hanno ricevuto l’sms dell’Inps con la notifica della sospensione del reddito. Segue Caserta con 7.635, Salerno con 4.806, Avellino con 1.669 e Benevento con 1.153.

La Campania è la seconda regione, dopo la Sicilia (37.645) dove più alto è il numero di percettori di Rdc che hanno ricevuto la comunicazione di sospensione a partire dal primo agosto, mentre Napoli resta il capoluogo di provincia con il numero più alto in Italia.

“Questi numeri – commenta il segretario generale Cgil Napoli e Campania Nicola Ricci – dimostrano in maniera plastica la dimensione del dramma sociale che stanno vivendo migliaia di cittadini nella nostra regione. Numeri che ad agosto potrebbero aumentare e a cui vanno date risposte ad un concreto problema di povertà e mancanza di sostegno economico per le proprie famiglie. Le proteste che ancora in queste ore stanno continuando a Napoli, sono la spia di una situazione d’allarme che è destinata ad aumentare con il passare delle settimane. Se il Governo non darà risposte concrete a questa emergenza, Comuni e Regioni si troveranno a gestire in solitudine una situazione che li vedrà impreparati e senza strumenti adeguati. In queste ore – rivela Ricci – i nostri Patronati e Caaf stanno verificando se, con la perdita del reddito di cittadinanza, sia a rischio anche l’assegno unico per i figli. Se cosi fosse, sarebbe un ulteriore attacco alle famiglie e ai diritti costituzionali”.

I MANIFESTANTI A NAPOLI: ORA DATECI UN LAVORO DIGNITOSO

“I servizi sociali mi hanno preso in carico, ma perderò il reddito a dicembre. Io non so più come andare avanti, come pagare l’affitto e come fare la spesa. Lavorare? Sì, ma mi vogliono sfruttare. Nove ore al giorno a lavorare per pochi spiccioli… cosa è questa? Non è schiavitù? Il reddito era stato creato per darci un lavoro dignitoso. Non è stato fatto“. È questa una delle testimonianze raccolte dalla Dire a Napoli dove questa mattina si è tenuta una protesta spontanea con un corteo a cui hanno partecipato alcune centinaia di percettori o ex percettori del reddito di cittadinanza. Tanti i cori contro la presidente del Consiglio Giorgia Meloni: “Ti stiamo vedendo a sfidare sotto la tua sede, poi verremo anche a Roma…”, ha detto un manifestante mentre il corteo si dirigeva verso corso Umberto I, dove si trova la sede locale di Fratelli d’Italia, e, successivamente, davanti alle sedi dell’Inps, del Comune e della prefettura di Napoli.

“Il lavoro – ha spiegato un altro manifestante – è un nostro diritto. Dovevano intervenire subito e chiamarci a lavorare. Il reddito di cittadinanza era nato per questo, invece sappiamo come è andata a finire… Hanno boicottato il progetto di Conte e di quel governo. Loro, adesso, invece, si prendono i vitalizi e investono soldi per le armi da inviare in Ucraina. Ma alla povertà non ci pensano, hanno creato una bomba sociale”.

Chiedono un lavoro “che sia onesto, con tutti i diritti e uno stipendio dignitoso”, per questo in molti invocano l’approvazione del salario minimo. “Vogliamo che qualcuno ci chiami a lavorare. Lo faccia il Comune magari… noi non siamo fannulloni!”. “È una vergogna aver tolto il reddito a quello stesso popolo che ti ha votato – urla un altro cittadino rivolgendosi a Meloni -. Con te la benzina ora costa più di due euro… Meloni, adesso pensa agli italiani”.

E, ancora: “È inaccettabile che mentre aumentano i vitalizi per i parlamentari, mentre favoriscono l’evasione fiscale con riforme ad hoc, mentre finanziano la guerra attingendo anche dai fondi del Pnrr, 170mila famiglie in tutta Italia si vedono arrivare in questi giorni un freddo sms che dice che da agosto non avranno più il reddito. Nella Napoli capitale della disoccupazione della precarietà tutto questo non lo possiamo accettare”.

(Dire)

Redazione

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