‘Valigia piena di soldi ad Aversa’: donna vittima della truffa d’amore
‘La valigia sul letto è quella di un lungo viaggio’, così cantava Julio Iglesias con la sua ‘Se mi lasci non vale‘.
E proprio una valigia – piena di soldi – alla stazione di Aversa e “un amore” col soldato americano, è l’ennesima truffa d’amore. A finire nella trappola amorosa Sylvie, 60 anni, funzionaria in un aeroporto del Nord Italia, che ha raccontato la sua disavventura, purtroppo spiacevole, all’edizione online di Tgcom24.
“Volevo solo aiutare l’uomo del quale mi ero innamorata online. Sono finita nelle mani di una banda di criminali dediti alle truffe affettive. Mi hanno plagiata, spaventata, e continuano a minacciarmi tuttora. Ho perso 200mila euro e, per far fronte ai debiti, ho dovuto mettere in vendita la mia casa”.
Il primo approccio sui social
“Non avevo mai sentito parlare di queste truffe”, dice Sylvie, “ho ricevuto su Messenger il messaggio di uno sconosciuto di nome Eric. Diceva di essere un soldato americano in servizio in Siria. Non ho risposto subito. Circa due mesi dopo riapro la chat di Facebook, quel messaggio era ancora lì. Mossa dalla curiosità, ho risposto”.
Dopo qualche giorno, il finto Eric si rifà vivo probabilmente dopo aver studiato il profilo di Sylvie. “Diceva di essere un soldato americano in servizio in Siria. Che era stanco del lavoro in Siria, voleva andare via e, magari, conoscere una donna con la quale trascorrere il resto della vita”.
Dopo un po’, Eric le chiede di continuare le loro conversazioni su WhatsApp. “Ci scrivevamo anche tre, quattro volte al giorno. Capiva i miei sentimenti, i miei stati d’animo. Aveva le mie stesse passioni, le mie stesse idee. C’era una sintonia che non mi era mai capitata con gli altri uomini. Mi faceva stare bene”.
Il plagio
Sylvie poco a poco sviluppa una dipendenza affettiva. Inizia l’operazione di plagio. “Eric mi dice che gli è stato chiesto di partecipare a una missione particolarmente pericolosa. Ha paura. Racconta che, tempo prima, dopo uno scontro con i ribelli dell’Isis, aveva trovato una valigia piena di dollari su un camion abbandonato. E’ riuscito a farla arrivare a Istanbul e ora si trova in un magazzino doganale delle Nazioni Unite. ‘Devi recuperarla’, mi scrive, ‘con tutto quel denaro potremo vivere una vita felice’. Io sono come ipnotizzata. Il finto Eric mi mette in contatto con la direttrice della ditta che gestisce quel magazzino, la quale mi invia il tracking della spedizione”.
Sylvie fa un controllo su Internet e scopre che il sito della presunta ditta esiste veramente con tanto di tracking number del bagaglio veritiero. Per sbloccare la spedizione servono 4700 euro. La vittima ci casca e sborsa i primi soldi. Ma non si tratta dell’unico versamento.
“Per ogni bonifico fatto, mi veniva rilasciata regolare fattura e mi veniva inviato il certificato per il quale avevo pagato, così da farmi credere che fosse tutto vero – dice Sylvie -. Ero tra due fuochi: da un lato Eric che mi supplicava di aiutarlo e dall’altro i responsabili di questa ditta che chiedevano in continuazione soldi”.
La valigia piena di soldi
La valigia arriva finalmente in Italia. “Mi danno appuntamento alla stazione di Aversa. Qui due persone di colore mi mostrano una valigia piena di dollari. Però, c’è un problema: le banconote hanno tutte un timbro delle Nazioni Unite. Uno dei due uomini ne prende due e con l’utilizzo di un liquido le smacchia e me le consegna. Mi dice che quel liquido costa tanto, mi chiede i soldi per comprarlo. Smacchieranno tutte le banconote e poi me le faranno recapitare a casa”.
La denuncia e il vero soldato
Le richieste di denaro continuano. Consegna dopo consegna il suo conto si prosciuga. E’ ormai disperata. A un certo punto i truffatori le fanno credere che sia necessario acquistare la macchina per smacchiare le banconote. Sylvie, che ormai non è più in sé, consegna migliaia di euro in soldi contanti.
Facendo una ricerca sui social network, si imbatte nel profilo di un militare americano che vive negli Usa e le cui foto sono le stesse del finto Eric. “Scrivo a questo signore”, racconta, “mi risponde che è a conoscenza che le sue foto sono state rubate da una banda di truffatori online. Mi consiglia di andare subito a sporgere denuncia”.
“Mi sentivo stupida, mi vergognavo”, dice, “ho denunciato tutto alle forze dell’ordine, fornendo la documentazione in mio possesso. Purtroppo, non rivedrò più i miei soldi. Spero che almeno questi delinquenti vengano arrestati”.