Ex Jabil senza stipendio e disoccupati si mobilitano

Prosegue nel Casertano la mobilitazione di lavoratrici e lavoratori delle aziende Softlab e Orefice; i primi – oltre 200 gli addetti Softlab – sono senza stipendio, i secondi – sono 23 – licenziati e senza lavoro, ma in ogni caso tutti ex dipendenti della multinazionale Jabil di Marcianise (Caserta), usciti dal suo organico e passati nelle due aziende, attraverso incentivi dati tanto al lavoratore che alle due società.

L’obiettivo era salvare i lavoratori dal licenziamento mediante una concreta reindustrializzazione, che però non è mai decollata: da un lato la maggiorparte degli ex Jabil, una volta in Softlab, ha fatto cassa integrazione, come la faceva già nella multinazionale, senza essere impegnata in progetti produttivi; mentre i 23 lavoratori passati in Orefice hanno prima rifiutato un trasferimento in Sardegna nonostante il patto prevedesse un impiego nel Casertano o al massimo nel napoletano, e poi licenziati.

Per questo la mobilitazione dei lavoratori Softlab e Orefice coinvolgerà anche la Jabil.

I lavoratori Softlab martedì 26 settembre faranno un corteo che partirà dall’ex stabilimento Siemens di Marcianise per arrivare fuori ai cancelli di Jabil. Gli addetti attendono tre mensilità ma chiedono soprattutto certezze per il futuro, anche perché l’azienda non sembra abbia problemi nel resto del Paese; ed invece dal primo ottobre chiuderà la sede Softlab nel capoluogo Caserta, che fu inaugurata qualche anno fa dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, e tutti gli addetti andranno alla sede di Maddaloni. Gli addetti ex Orefice, mercoledì 27 settembre, saranno invece in presidio presso la Prefettura di Caserta. In una nota congiunta, Fiom-Cgil, Fim-Cisl e Uilm spiegano che “dopo gli ultimi incontri che si sono svolti al Mimit e in Regione Campania, ancora non ci sono risposte sulla drammaticità delle vertenze. Il fallimento delle reindustrializzazioni non possono ricadere sulle spalle dei lavoratori e delle loro famiglie”.

Le sigle invitano “la cittadinanza, le istituzioni e i parlamentari eletti sul territorio a sostenere la lotta per la salvaguardia del posto di lavoro”.

(Ansa)

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