Installazione autovelox, 2 indagati per falso

Ci sono due indagati, per l’ipotesi di reato di falso ideologico, per l’installazione degli autovelox di Cadoneghe (Padova), contestati dagli automobilisti e fatti saltare con dell’esplosivo alcune settimane fa.

Si tratta – riferiscono i giornali locali – del comandante dei vigili facente funzioni di Cadoneghe, Giampietro Moro, e di un agente della polizia locale.

Ad aprire un’inchiesta sui due apparecchi, piazzati nel mese di giugno lungo la Statale 307 del Santo, è stato il sostituto procuratore padovano Benedetto Roberti, dopo che erano state elevate 24mila multe per eccesso di velocità in poco più di un mese.

Tra le cause, vi è l’abbassamento del limite di velocità sulla Statale, passato da 70 a 50 chilometri orari.

Secondo l’ipotesi di accusa, l’iter per l’attivazione dei due autovelox non sarebbe stato effettuato correttamente, dando fra l’altro la possibilità agli automobilisti multati di contestare le sanzioni e di vedersele annullate.

Attualmente i due apparecchi sono fuori uso: nella notte tra il 9 e il 10 agosto scorso uno venne fatto esplodere con della polvere pirica, l’altro fu colpito con una pistola a pallini. Altri agguati avevano preso di mira quattro autovelox in provincia di Rovigo, tagliati alla base con un flessibile.

Autovelox, nuova sentenza: quando si può annullare la multa

In una sentenza pubblicata il 31 agosto, la Cassazione ha sentenziato su una causa tra l’Unione dei Comuni e un automobilista che aveva ricevuto una contravvenzione per eccesso di velocità. Secondo la Suprema Corte, il cartello del rilevatore elettronico di velocità deve essere ben visibile a una distanza adeguata, in caso contrario è possibile fare ricorso contro la sanzione.

Tra l’ultimo cartello che avvisa della presenza del rilevatore elettronico della velocità e l’apparecchio, secondo la Cassazione, ci deve essere una distanza di almeno un chilometro. In caso contrario la multa può essere annullata.

L’Unione dei Comuni era invece dell’avviso che la distanza minima di un chilometro si renda necessaria soltanto nel caso in cui quello fosse il primo avvertimento stradale della presenza dell’autovelox. Ma la Suprema Corte non ha accolto questa tesi e ha dato ragione all’automobilista.

Ci sono due indagati, per l’ipotesi di reato di falso ideologico, per l’installazione degli autovelox di Cadoneghe (Padova), contestati dagli automobilisti e fatti saltare con dell’esplosivo alcune settimane fa.

Si tratta – riferiscono i giornali locali – del comandante dei vigili facente funzioni di Cadoneghe, Giampietro Moro, e di un agente della polizia locale.

Ad aprire un’inchiesta sui due apparecchi, piazzati nel mese di giugno lungo la Statale 307 del Santo, è stato il sostituto procuratore padovano Benedetto Roberti, dopo che erano state elevate 24mila multe per eccesso di velocità in poco più di un mese.

Tra le cause, vi è l’abbassamento del limite di velocità sulla Statale, passato da 70 a 50 chilometri orari.

Secondo l’ipotesi di accusa, l’iter per l’attivazione dei due autovelox non sarebbe stato effettuato correttamente, dando fra l’altro la possibilità agli automobilisti multati di contestare le sanzioni e di vedersele annullate.

Attualmente i due apparecchi sono fuori uso: nella notte tra il 9 e il 10 agosto scorso uno venne fatto esplodere con della polvere pirica, l’altro fu colpito con una pistola a pallini. Altri agguati avevano preso di mira quattro autovelox in provincia di Rovigo, tagliati alla base con un flessibile.

Autovelox, nuova sentenza: quando si può annullare la multa

In una sentenza pubblicata il 31 agosto, la Cassazione ha sentenziato su una causa tra l’Unione dei Comuni e un automobilista che aveva ricevuto una contravvenzione per eccesso di velocità. Secondo la Suprema Corte, il cartello del rilevatore elettronico di velocità deve essere ben visibile a una distanza adeguata, in caso contrario è possibile fare ricorso contro la sanzione.

Tra l’ultimo cartello che avvisa della presenza del rilevatore elettronico della velocità e l’apparecchio, secondo la Cassazione, ci deve essere una distanza di almeno un chilometro. In caso contrario la multa può essere annullata.

L’Unione dei Comuni era invece dell’avviso che la distanza minima di un chilometro si renda necessaria soltanto nel caso in cui quello fosse il primo avvertimento stradale della presenza dell’autovelox. Ma la Suprema Corte non ha accolto questa tesi e ha dato ragione all’automobilista.

Nella sentenza, viene specificato che “distanza e visibilità” sono i “due requisiti” che “devono essere soddisfatti entrambi in modo autonomo e distinto affinché la rilevazione dell’infrazione sia legittima”. Quindi un autovelox segnalato male e soprattutto a una distanza non congrua, chi prende la multa al volante può fare ricorso per farla annullare.

Secondo la Corte di Cassazione, l’autovelox dev’essere segnalato con diverse formule chiare. I cartelli devono essere leggibili, non devono presentare graffiti o alterazioni, le dimensioni devono consentirne la lettura. Terminato il tratto monitorato dal tutor è necessario che ci sia un ulteriore segnale che indichi la fine del controllo. Inoltre il cartello dev’essere ripetuto dopo ogni intersezione e l’apparecchio non può essere posizionato a meno di un chilometro dal cartello che indica il limite di velocità.

Lo scorso anno la Corte di Cassazione aveva già stabilito che gli autovelox dovessero essere visibili. In quel caso era stato decretato che la multa è nulla se l’autovelox è nascosto, per esempio, nell’auto delle Forze dell’Ordine. Nella sentenza 4007/2022 sono considerati nulli anche i rilevatori nelle vetture non istituzionali ferme nelle piazzole di sosta o nascoste nella vegetazione, oppure senza il lampeggiante blu sul tetto acceso.

Questa sentenza potrebbe sbloccare diversi ricorsi e aprire la strada ad altri, anche dato l’altro verdetto degli ermellini che stabiliva il principio della visibilità come presupposto di validità degli autovelox, sia fissi che mobili.

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Redazione

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