Aversa. Stefano Graziano, il politico che venera le vergini dal candido manto
“La isterica reazione di Stefano Graziano alla rovinosa caduta della “sua” amministrazione di Aversa, guidata dall’eterodiretto e genuflesso Alfonso Golia, suscita incredula ilarità. La ingloriosa fine dell’amministrazione Golia, come ben sa, è diretta conseguenza del governo da basso impero che, per il tramite dello stesso Graziano e di altri suoi ”compari” di avventura, aveva istituzionalizzato i salti di barricata e gli indecorosi cambi di casacca. I quali, tra l’altro, hanno reso fortunati molti consiglieri comunali e relativi parenti ed affini del suo schieramento di maggioranza”. E’ l’analisi – tramite nota stampa – dell’esponente di FdI Aversa, Pino Cannavale.
“Costoro hanno vinto una fruttuosa lotteria risoltasi in stabili posti di lavoro, sui quali sarebbe opportuno accendere riflettori e portare finalmente luce di verità. La percentuale dei vincitori del “superenalotto politico” è addirittura del 35% della (ex) maggioranza consiliare Golia-Graziano & company”, afferma l’esponente meloniano.
“Per comprendere tale agghiacciante dato, i cittadini devono procedere ad un facile calcolo: questa percentuale, applicata agli inoccupati di Aversa, si traduce in un posto di lavoro stabile a circa 6.000 cittadini aversani speranzosi, anch’essi, di essere “estratti” nel singolare superenalotto politico”.
“Su questo Graziano deve sollecitare, se non ha nulla da nascondere e ne ha il coraggio, gli opportuni accertamenti, di qualsiasi natura e provenienza. Altro che quelli che spudoratamente ha richiesto nei confronti del presidente Roberto Romano, che, semmai, se per caso, come l’ex Sindaco e la ex maggioranza hanno proclamato durante la seduta del consiglio comunale, nel passato avesse “avuto”, ha ora “restituito”, con dignità ed a testa alta, i pretesti vantaggi”, sottolinea Cannavale (in foto a sx).
Graziano, inoltre, demagogicamente, dimentica che fino all’altro ieri e per un anno proprio Romano ha garantito la sopravvivenza di Alfonso Golia e che i cosiddetti dissidenti del PD, dei quali solo oggi finge di accorgersi con un velenoso riferimento hanno avversato e votato contro Golia e la sua maggioranza multicolore da ben tre anni.
“L’amnesia che ha colpito Graziano ci preoccupa, anche perché ha dimenticato le sue molteplici e inconfessabili manovre politiche per mantenere in vita il “morente”, ma a lui devoto, Golia; manovre, però, che alla fine hanno mostrato la sua vera levatura politica. La smetta, quindi, il politico teverolese di guardare il preteso pelo negli occhi degli altri, nascondendo la trave che lo ha trafitto, e, soprattutto, la smetta di volere apparire immacolato. Per la verità – conclude Cannavale -, sembra più consona a lui l’appartenenza alla schiera delle “vergini dai candidi manti”, di goliardica memoria, le quali, come scherzosamente ricordava il grande Gabriele Dannunzio, predicavano verginità per una parte del corpo ma senza in realtà averla mai osservata, perché “violate” in altra parte del loro corpo non menzionabile”.