Il rito del caffè, le curiosità sulla bevanda al caro-prezzi

“Io, per esempio, a tutto rinuncerei, tranne a questa tazzina di caffè, presa tranquillamente qua, fuori al balcone, dopo quell’oretta di sonno che uno si è fatto dopo mangiato”. Sono passati quasi ottanta anni dalla famosa scena del grande Eduardo de Filippo ma la passione degli italiani per il caffè è più viva che mai.

La loro, con il 97% che lo beve più volte al giorno, e quella degli stranieri che continuano ad impazzire per il nostro espresso e le sue infinite variazioni sul tema.

Ogni giorno nel mondo si consumano 2.23 miliardi di tazze di caffè, il che lo rende la bevanda più bevuta a livello globale.

Nel dettaglio, gli europei sono i maggior consumatori, con una stima del 55% sul consumo globale di caffè stimata nel 2022, secondo l’Organizzazione Internazionale del Caffè. La cultura del caffè in Europa ha una storia ricca e affascinante che negli anni si è evoluta e ha saputo stare al passo con i tempi, anche grazie al ruolo vitale che le caffetterie hanno svolto nel formare il contesto politico, intellettuale e sociale del continente. Che siano i tradizionali cafè Viennesi, o i più chic nel cuore di Parigi, le caffetterie europee offrono un ambiente unico alle persone per godersi la propria bevanda calda, mentre intavolano conversazioni intellettuali o semplicemente si rilassano con il people-watching.

Ogni Paese europeo ha le proprie tradizioni, ma tutti sono accomunati dal fatto che il momento del caffè non è solo il bere la bevanda, ma una vera e propria esperienza fatta di gusto, storia e socialità.

Il fulcro della cultura italiana del caffè – il 1 ottobre ricorre la Giornata Internazionale del Caffè – è l’invenzione dell’espresso, che ha dato vita a diverse tipologie di bevande, ognuna con le proprie “regole”, come ad esempio, il cappuccino che per gli italiani va bevuto solo ed esclusivamente la mattina a colazione.

Ma in qualsiasi situazione o occasione, per il Bel Paese il caffè è una bevanda da consumare sul posto e fa parte di un rituale sociale ben radicato, elemento in comune con la cultura francese.

Nei Paesi scandinavi, invece, il caffè è legato al concetto di fika: un’istituzione sociale in cui si beve caffè, solitamente accompagnato da un dolce, insieme ai colleghi di lavoro durante una pausa oppure con gli amici o la famiglia.

Un altro dato rilevante è che i Paesi che consumano più caffè, come la Finlandia, la Norvegia e l’Olanda, sono anche noti per avere una migliore qualità del sonno rispetto ad altri in Europa. Questo perché la cultura sociale favorisce una migliore pratica del sonno, sia perché gli individui sono più propensi a dare priorità al dormire a sufficienza, sia perché le tradizioni locali (come, ad esempio, la fika) incentivano il relax e la connessione sociale, che possono avere effetti positivi sulla qualità del sonno.

Il clima e la tazzina di caffè: ci costerà più cara

L’epoca del caffè di qualità a buon mercato si sta per chiudere.

Le spese che i grandi produttori devono accollarsi per sostenere l’impatto del cambiamento climatico si ripercuoteranno inevitabilmente sul prezzo pagato al bar e al supermercato.

Questa l’allarme lanciato in uno studio da Ethos Agriculture e da Conservation International and Solidaridad, organizzazioni internazionali attive nella salvaguardia dell’ambiente e nel monitoraggio del settore.

L’industria, secondo lo studio, deve fare i conti con una domanda che aumenta, guadagni ridotti e la minaccia climatica che potrebbe dimezzare le terre adatte alla coltivazione già entro il 2050. La produzione migrerà verso altre regioni rispetto alle attuali anche perché, secondo lo studio, sarà costretta ad adattarsi al regolamento europeo sulla deforestazione che vieterà dal 2025 la vendita nell’Ue di caffè raccolto nelle aree tolte alle foreste. Un fenomeno che ha causato la perdita di 130 mila ettari di foreste ogni anno negli ultimi due decenni.

Inoltre, in base all’analisi condotta, le nuove regole europee estrometteranno dal mercato soprattutto i piccoli produttori africani, incapaci di affrontare i costi necessari e scarsamente supportati dai loro governi per adattarsi agli standard richiesti da Bruxelles. La produzione, quella dei grandi nomi del settore in particolare, si sposterà verso regioni più sviluppate. Brasile in primis, dove gli agricoltori dispongono di maggiori risorse per prepararsi al peggio e prosperare.

Caro-caffè: tazzina più cara a Bolzano, Messina sotto 1 euro

La pausa caffè costa oggi agli italiani circa 720 milioni di euro all’anno in più rispetto al 2021.

Lo denuncia Assoutenti, che ha realizzato una indagine per capire come sia cambiato negli ultimi due anni il prezzo della tazzina di espresso consumata al bar, quali siano le città che hanno i listini più salati e dove si registrino i rincari più sostanziosi. Rispetto a due anni fa, oggi il caffè consumato al bar costa mediamente l’11,5% in più, con l’espresso che è passato da una media nazionale di 1,04 euro del 2021 agli attuali 1,16 euro. – analizza Assoutenti – Solo nei bar di tre città italiane, Catanzaro, Reggio Calabria e Messina, si può ancora consumatore un espresso a prezzi inferiori a 1 euro a tazzina, mentre in ben 22 province i listini superano quota 1,20 euro. Il caffè più salato è quello di Bolzano, con una media di 1,34 euro a tazzina, seguita da Trento (1,31 euro), Belluno (1,28 euro), Padova (1,27 euro), Udine (1,26 euro) e Trieste (1,25 euro).

La città più economica risulta Messina, con 0,95 euro ad espresso, 0,99 euro a Catanzaro e Reggio Calabria. Tuttavia – rileva Assoutenti – sono proprio le città calabresi quelle che registrano i rincari dei prezzi più pesanti: stando ai dati ufficiali forniti dal Mimit, a Cosenza il caffè al bar è aumentato addirittura del 36,4%, passando una media di 0,88 euro del 2021 agli attuali 1,20 euro. A Catanzaro il prezzo sale in due anni da 0,80 a 0,99 euro, facendo segnare un +23,8%. A Pescara gli aumenti sono in media del 22% (da 1 a 1,22 euro), +20,9% a Bari, +19,5% a Palermo.

Bergamo, Ascoli Piceno, Trento e Siracusa registrano rincari attorno al +16%. La città che invece ha aumentato di meno i prezzi del caffè negli ultimi due anni è Aosta: +2,9%, da 1,05 euro a 1,08 euro. Seguono Lucca (+3,6%) e Cagliari (+3,8%) – rileva ancora Assoutenti. E così la stangata per gli amanti del caffè è servita: considerato che in Italia le ultime stime registrano circa 6 miliardi di caffè serviti ogni anno dai circa 150mila bar presenti sul territorio, la pausa-caffè costa oggi ai cittadini la bellezza di 720 milioni di euro in più rispetto al 2021, con un giro d’affari per l’espresso che passa dai 6,24 miliardi di euro di due anni fa ai quasi 7 miliardi di euro del 2023, aggiunge Assoutenti.

“Prima il caro-bollette che ha portato ad una impennata dei costi per i pubblici esercizi, poi i rincari delle materie prime spinti dallo scoppio della guerra in Ucraina hanno determinato sensibili aumenti per le consumazioni nei bar italiani. – spiega il vicepresidente Gabriele Melluso – Incrementi dei listini che, come dimostrano i nostri dati, non sono rientrati nonostante la fine dell’emergenza energetica e quotazioni del caffè meno proibitive. Un danno evidente per le tasche dei 5,5 milioni di italiani che tutti i giorni fanno colazione nei bar dislocati sul territorio, e per tutti quei cittadini che, nell’arco della giornata, non rinunciano alla classica pausa-caffè”.

(Ansa)

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