Il fratello di Saman: ‘zio la prese per il collo. Papà disse di scavare’
Il fratello di Saman Abbas non risulta allo stato indagato dalla Procura dei minorenni di Bologna, dopo che la sua posizione è cambiata da testimone chiave dell’accusa per l’omicidio della sorella a soggetto “indagabile” per tale reato in concorso con i familiari.
A confermarlo è la presidente della Corte d’Assise di Reggio Emilia, Cristina Beretti, dopo aver chiesto delucidazioni direttamente all’ente giudiziario di via del Pratello, che venerdì scorso ha ricevuto gli atti del processo inviati dalla Procura reggiana.
La ragazza di origini pachistane era sparita da Novellara (Reggio Emilia) a maggio 2021 e fu trovata senza vita a novembre 2022. Al processo per l’omicidio gli imputati sono il padre, la madre, uno zio e due cugini.
Il chiarimento si è reso necessario in quanto, nell’udienza di stamattina, gli stessi giudici hanno sollevato un problema di incompatibilità relativo alla posizione di Valeria Miari, avvocato del ragazzo.
Il legale assiste infatti il giovane che si è costituito parte civile (e rappresenta, nella stessa veste, anche l’Unione dei Comuni della Bassa Reggiana). Se però dovesse assumere la difesa del suo assistito in quanto imputato, potrebbe dover compiere scelte di segno opposto in relazione al doppio ruolo ricoperto. Miari ha risolto la questione decidendo di rinunciare al mandato affidatole dalle parte civili e mantenere quello di difensore del ragazzo, che ora deporrà in aula come testimone della difesa.
“HO VISTO SCENA DI QUANDO È MORTA”
“Ero davanti alla porta di casa e ho visto tutta la scena. Mia sorella camminava, ho visto lo zio che prendeva Saman per il collo e l’ha portata nella serra e poi anche i cugini. Ma di loro ho visto solo le facce, non il corpo perché erano nascosti, mentre lo zio Danish l’ho visto tutto”. Così il fratello di Saman Abbas ha raccontato in tribunale a Reggio Emilia gli ultimi istanti di vita della sorella, scomparsa da Novellara il 30 maggio 2021 e ritrovata sepolta sotto un casolare a novembre del 2022.
“MIO PADRE MI HA COSTRETTO A DIRE BUGIE“
Il 15 maggio del 2021 il fratello di Saman fu sentito dai Carabinieri di Reggio Emilia e disse che, con la scomparsa della sorella (ritrovata cadavere sepolta sotto un casolare a Novellara a novembre del 2022) i cugini Ikram Ijaz e Nomanullaq Nomanullaq, “non c’entravano nulla”. Oggi in tribunale a Reggio Emilia il giovane ha però smentito questa versione affermando che era “una bugia” detta perché “mio padre mi ha detto di dirla ed ero costretto da lui”. Il ragazzo- protetto in aula da un paravento per non incontrare lo sguardo dei parenti imputati- ha ribadito: “Da piccolo avevo molta paura di mio padre e dello zio (Danish, Hasnain, ndr) e non potevo dire nulla”. Tra diversi “non ricordo” il testimone ha poi raccontato anche della sera del 30 aprile, l’ultima prima della scomparsa di Saman. In merito ha riferito di aver sentito “per oltre mezz’ora”, mentre si trovava sulle scale di casa, il padre che discuteva con lo zio e i cugini pronunciando le parola “scavare” e “passare dietro le telecamere”. Alla domanda per cui non avesse riferito di queste circostanze anche davanti al giudice che lo ha sentito a giugno di due anni fa, il teste ha risposto: “Ero confuso e non sapevo bene cosa fare“.
“I VIDEO DI QUELLA SERA MI FANNO MALE”
Dopo ore di domande serrate il fratello di Saman Abbas, interrogato dai difensori degli imputati in tribunale a Reggio Emilia, mostra un primo segno di cedimento. Alla ripresa dopo una breve pausa del processo afferma: “Sto troppo male. Non voglio più vedere i video (che gli avvocati gli stanno mostrando) perché mi fanno male“. Dopo qualche altro minuto di stop il giovane, visibilmente agitato, ha acconsentito alla richiesta della Corte: “Andiamo avanti”.
“PAPÀ MI MINACCIÒ PER VEDERE LE SUE CHAT CON IL FIDANZATO”
“Fammi veder i messaggi o ti appendo a testa in giù nelle serre”. Il fratello di Saman Abbas ha spiegato oggi perché ha fatto vedere al padre le chat tra la ragazza e il fidanzato che aveva memorizzato sul proprio cellulare. Tra i contenuti anche la foto di un bacio che avrebbe scatenato la furia della famiglia per la figlia ribelle, che rifiutava le nozze combinate.
IL FRATELLO: I MIEI GENITORI CONVINTI DI AVER AGITO BENE
“Per loro quello che hanno fatto è bene, altrimenti avrei già parlato a mio padre”, spiega fratello di Saman Abbas. Il giovane ha aggiunto: “Temevo che mi avrebbero fatto fare la stessa fine di Saman, non pensavo che mia madre potesse uccidermi, ma papà sì”. Dopo che l’omicidio si sarebbe consumato, ha aggiunto il testimone, “sono stato in camera a piangere. Poi è arrivato mio zio, mi ha abbracciato e mi ha detto: ‘Quel che è successo è successo’”. Secondo il ragazzo “aveva bevuto, conosco l’odore, e quando si è addormentato ho pensato di ammazzarlo per quello che aveva fatto a Saman. Ma poi sarei stato uguale a lui ed era meglio che ci pensassero i Carabinieri”.
L’AVVOCATO DEL FRATELLO: “NON PUÒ CONTINUARE”
Il fratello di Saman “ha intenzione di rispondere e contribuire alla verità, ma oggi non è più in grado di continuare”. Lo dice l’avvocato Valeria Miari, difensore del 19enne, che da questa mattina sta deponendo in tribunale a Reggio Emilia. Miari ha chiesto che l’esame del testimone, principale accusatore dei familiari per l’omicidio della sorella, sia posticipato alla prossima udienza. La Procura si è associata alla richiesta mentre le difese degli imputati si sono opposte. La presidente della Corte Cristina Beretti ha stabilito di proseguire l’udienza fino alle 19.30.
(Dire)