Napoli in Champions League: cosa hanno detto le prime due gare
La vittoria del terzo scudetto 33 anni dopo l’ultima volta, il sogno Champions interrotto ai quarti di finale contro il Milan, il cambio di guida tecnica dopo la meravigliosa stagione di Luciano Spalletti per passare alle mani esperte di Rudi Garcia.
L’estate 2023 del Napoli non è stata per nulla semplice, tra gioie, speranze e attese che hanno messo in moto una serie di incognite sul futuro del club partenopeo.
Napoli che naturalmente partiva come principale candidata alla vittoria dello Scudetto anche per la stagione 2023-2024, e tra le favorite per il passaggio del turno in Champions League, per riprovare l’assalto alla finale.
Come si vede nelle quote sulla compagine vincente della Champions League i partenopei partono indietro rispetto alle corazzate come Manchester City, Real Madrid o Bayern Monaco ma non per questo non hanno chance di poter fare un ottimo campionato europeo per club e tentare l’approdo nella gara più importante dell’anno.
Partenza in discesa
Il Napoli ha pescato dall’urna per la formazione dei Gironi Champions l’Union Berlino, il Braga e il Real Madrid. Un sorteggio più che favorevole. E l’esordio europeo 2023 è andato tutto sommato bene, almeno nel risultato. Di fronte ai partenopei c’erano i portoghesi del Braga. Pratica archiviata con qualche brivido di troppo e un 2-1 che permette di portare a casa tre punti importantissimi.
Ad aprire le marcature il gol del capitano Di Lorenzo, il Braga poi trova il pareggio con Bruma e il Napoli riesce a vincere grazie all’autorete di Niakate. Ma da più parti si sono sollevati dubbi sulla solidità caratteriale di squadra degli azzurri e sull’impronta tattica.
All’esordio in Champions diversi media e tifosi hanno accusato Garcia di aver snaturato il Napoli scudettato per non offrire ancora una identità di squadra ben definita, affidandosi, infine, solo alle inventive dei singoli. Un po’ poco per una squadra che dopo lo Scudetto sogna di alzare ancora di più l’asticella.
La prova contro una big
La prova del nove è arrivata martedì 3 ottobre, quando allo stadio Maradona si è presentato il Real Madrid dell’ex Ancelotti. I blancos sono i maggiori candidati alla vittoria finale della Champions, ancor più dopo la sconfitta in semifinale dello scorso anno contro il City di Guardiola, in una doppia sfida che ha visto il crollo improvviso dei madrileni e una forma impressionante invece degli inglesi.
Contro il Real gli azzurri non hanno giocato male. Sicuramente c’è stato un miglioramento generale della squadra rispetto alla prima giornata di Champions, con una rosa che si è distinta bene contro una delle squadre più forti al mondo. Ma spesso la differenza si vede tanto nei dettagli quanto nei singoli. Così l’errore in disimpegno di Di Lorenzo, che ha portato al momentaneo pareggio madridista, è inaccettabile a quei livelli e dall’altra parte la qualità e la potenza di Valverde, di Vinicius e di Bellingham permettono di sbloccare partite difficili, a cui gli avversari possono ben poco.
La sconfitta per 3-2 contro il Real però non deve essere presa con negatività. Contro squadre di questo livello ci si aspetta di non farcela. Però gli Azzurri hanno saputo reagire e tenere testa fino a che si è potuto. Si è anche iniziato a vedere un accenno del nuovo gioco che vuole Garcia e questo ha portato sensazioni positive nello spogliatoio che adesso acquisirà certamente nuova fiducia e potrà arrivare al giro di boa contro l’Union Berlino con maggiore convinzione e la determinazione di andare a prendersi il passaggio del turno.