Il clan ‘si ritiene proprietario’ del suo bar, la vittima paga le cambiali

Nell’ambito di indagine diretta e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli i Carabinieri del ROS di Napoli e della Compagnia di Casoria, nella mattinata del 29 gennaio, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli, nei confronti di cinque indagati (di cui tre già detenuti per altra causa), gravemente indiziati del delitto di estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Le indagini, condotte dalla Tenenza dei Carabinieri di Arzano nel mese di novembre 2023, hanno trovato la loro genesi nella denuncia sporta da un commerciante di Arzano che ha dichiarato di essere vittima, dall’ottobre 2020, di estorsione da parte di tre soggetti a lui noti appartenenti al clan DI LAURO di Secondigliano.

In particolare, l’imprenditore, dopo aver rifiutato di cedere ai DI LAURO il suo bar, era stato costretto dagli stessi a pagare 70.000 euro in rate mensili da 1.000 euro ciascuna, garantite da altrettante cambiali che la vittima ha dovuto sottoscrivere e consegnare ai rei. Ogni qualvolta la vittima pagava una rata si vedeva restituita una cambiale che quindi fungeva da garanzia per il pagamento stesso. T

ali corresponsioni si sono protratte fino al mese di luglio 2022 allorquando l’uomo ha deciso di cedere l’attività, pensando che potesse cessare l’imposizione. M

a ciò non avveniva. Infatti, nel mese di gennaio 2023, quando lo stesso ha aperto un altro bar in un’altra zona di Arzano, i suoi estorsori sono tornati alla carica, chiedendogli nuovamente la quota estorsiva e minacciandolo di morte al suo rifiuto.

Quanto denunciato e compendiato presso la Tenenza Carabinieri di Arzano risulta, tuttavia, solo una parte della storia. In effetti, la vittima, sentita dal pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia partenopea, ha successivamente affermato che il clan DI LAURO gli aveva imposto di pagare delle somme a titolo di estorsione già a partire dal 2018 in quanto tale famiglia camorristica si riteneva proprietaria della sua attività. Effettivamente, per quanto riscontrato questa volta dai militari del ROS di Napoli, la vittima, intorno ai primi giorni di gennaio del 2019, aveva corrisposto ai DI LAURO 100.000 euro in contanti per far cessare ogni loro pretesa, seppur priva di titolo, sul suo esercizio commerciale.

A sostegno e prova ulteriore dei fatti anche alcune dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore ROSELLI (inteso “Frizione”, elemento apicale del clan AMATO – PAGANO), riscontrate dai militari del ROS.

Gli odierni arrestati, coinvolti nei due differenti episodi estorsivi, sono ritenuti intranei al clan di LAURO di Secondigliano.

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Redazione

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