Dalla tombola al lotto: i giochi tradizionali nati a Napoli

Da svariato tempo Napoli ha una forte connessione con il mondo del gioco. Gran parte dei giochi oggi considerati tradizionali in tutta Italia, trae le proprie origini proprio nel capoluogo campano. Oppure è qui che si sono perfezionati maggiormente, per poi diffondersi a macchia d’olio in tutte le altre regioni della penisola.

Questo vale certamente per i giochi di carte: non è un caso, infatti, che il mazzo napoletano viene tradizionalmente considerato il più celebre in Italia (subito dopo si ritrova quello piacentino).

L’utilizzo di questo mazzo ha permesso un’ampia diffusione di giochi come briscola e scopa, che ormai hanno varcato i confini regionali. Sono praticati nella maggior parte dei paesi e vengono considerati tra i principali passatempi per i ritrovi tra gli anziani. Non sono però certamente i soli a praticare questi giochi, anche grazie al nuovo impulso dato dal digitale.

Ciò vale per tutti i giochi tradizionali, soprattutto quelli di carte: con l’avvento del web anche la tombola ha conosciuto una sua versione digitale con il gioco del bingo online che si pratica sia via pc che smartphone.

Meritano però una menzione speciale la tombola e il lotto. Quest’ultimo, secondo le testimonianze raccolte dagli storici, non è nato a Napoli ma a Genova, nel 1539, e approda nel capoluogo partenopeo circa 150 anni dopo. Tuttavia, è in questa città che entra visceralmente nella cultura del posto, tanto da legarsi a doppio filo con la smorfia napoletana. Il legame con i numeri è molto stretto anche grazie alla tombola, diventata recentemente anche uno spettacolo teatrale.

La versione campana nasce nel lontano 1734 nel Regno delle Due Sicilie: Carlo III di Borbone era deciso a legalizzare il gioco per toglierlo dalla clandestinità ed annettere le entrate al bilancio statale. A questo si opponeva però duramente il frate Gregorio Maria Rocco, il quale si allineava alla condanna ecclesiastica verso il gioco. Alla fine, la diatriba si risolse con un compromesso: si era liberi di giocare per tutto l’anno, eccezion fatta per le festività natalizie. Era un modo per non distrarre i fedeli dalle preghiere, che si sarebbero dovute intensificare in corrispondenza delle feste.

Ad oggi, accade quasi il contrario: è proprio in occasione delle feste che questi giochi riscoprono grande risonanza. Questo perché si riuniscono i membri della famiglia che non hanno spesso grandi occasioni di ritrovarsi insieme ed è frequente dar vita a giochi in grado di ospitare un gran numero di partecipanti, come per l’appunto la tombola. Nella versione napoletana, nello specifico, i 90 canonici numeri sono inseriti all’interno di un “panariello”, una sorta di imbuto in vimini.

Ad ogni cifra corrisponde un significato, disegnato brevemente sulle caselle di ogni cartella (e sul tabellone del gioco, leggermente più grande).

La versione napoletana del gioco, inoltre, trova un altro immancabile elemento di gioco, spesso non considerato: i gusci di frutta secca. In molte parti d’Italia si sono ormai diffuse le versioni della tombola con le cartelle che hanno al loro interno il modo per oscurare i numeri chiamati: il più delle volte attraverso vere e proprie “finestrelle” che si chiudono nel momento in cui la cifra viene sorteggiata.

Ciò non avviene nel caso della tombola napoletana: sulle tavole campane, infatti, si ritrovano grandi quantità di gusci di frutta secca o in alternativa fagioli o pasta cruda per segnare i numeri chiamati.

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Redazione

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