Raro caso di peste bubbonica: uomo contagiato dal gatto

Un caso di peste bubbonica in un essere umano è stato di recente identificato negli Stati Uniti, nello stato dell’Oregon.

La persona contagiata è al momento sotto cura e probabilmente è stata infettata dal suo gatto.

La peste bubbonica è un evento raro in un paese sviluppato e anche se ci sono cure a disposizione, la malattia resta pericolosa.

La peste bubbonica è un’infezione batterica che si sviluppa e si concentra prevalentemente nel sistema linfatico. La trasmissione nell’uomo può avvenire attraverso la puntura delle pulci dei ratti (come la Xenopsylla cheopis), o tramite il morso dei ratti stessi o di altri roditori infetti, inoculando così attraverso la cute il bacillo Y. pestis.

La pulce dell’uomo, i pidocchi e le cimici dei letti hanno, virtualmente, la capacità di trasmettere la peste bubbonica anche da uomo a uomo. Una volta entrato nell’organismo, il bacillo si diffonde nei linfonodi più vicini, solitamente quelli ascellari o inguinali.

Insorge violentemente dopo un periodo di incubazione da due a dodici giorni. Si presenta con febbre alta, cefalea, grave debolezza, disturbi del sonno, nausea, fotosensibilità, dolore alle estremità, vomito, dolore addominale. Tra i primi segni si può formare una pustola o necrosi che interessa la superficie cutanea nell’area della puntura dalla pulce infetta. A causa dell’incubazione piuttosto lunga i pazienti di solito non ricordano la puntura dell’insetto o il momento del contatto con animali. È possibile talvolta la formazione di petecchie, diffuse su una porzione vasta di superficie corporea, generalmente in modo asimmetrico o irregolare. Le manifestazioni cutanee non sono sempre presenti né specifiche.

L’aspetto clinico più caratteristico della malattia è l’ingrossamento di uno o più linfonodi, prossimi al luogo delle punture della pulce (che è più frequentemente la zona inguinale e quella ascellare). Il linfonodo infiammato viene denominato bubbone, ovvero un rigonfiamento edematoso il cui interno evolve formando un accumulo emorragico e necrotico. Ciò è la conseguenza del fatto che il batterio Y. pestis continua a sopravvivere anche dopo essere stato fagocitato dai leucociti e si accumula all’interno del linfonodo, riproducendosi e producendo tossine beta-bloccanti e in grado di bloccare alcune risposte immunitarie.

La maggioranza dei pazienti presenta un solo bubbone. Il 70% dei pazienti presenta un linfonodo ingrossato in area inguinale, nei restanti casi la sede è il collo o la nuca, o la catena di linfonodi ascellari, o la regione femorale. I bubboni generalmente non sono appariscenti: possono avere qualsiasi dimensione compresa tra 1 e 10 centimetri, la loro localizzazione è profonda, sono soffici al tatto e dolorosi. Spesso sono visibili solo con una indagine ecografica, o una piccola area di cute eritematosa può essere unico indizio della loro presenza. Se i bubboni sono duri e tesi è indizio che sono superinfetti, e in alcuni casi si possono trattare come ascessi, applicando però rigorose misure di protezione. È anche possibile la formazione di bubboni nella regione mesenterica, causando dolore addominale.

La forma bubbonica, se non curata, nel 40% dei pazienti evolve in una forma più grave. Quando ciò avviene l’infezione si propaga nell’organismo, dando luogo alla peste setticemica descritta sotto, provocando insufficienza cardiocircolatoria, necrosi che solitamente partono dalle dita di mani o piedi per poi espandersi lentamente, complicazioni renali o emorragie interne. In assenza di cure, la malattia può evolvere verso questa fase e portare facilmente alla morte. In alcuni casi (intorno al 5%) si ha meningite, di solito preceduta da batteriemia, e può esservi coinvolgimento dell’encefalo, con sintomi gravi tra cui delirio. Un’altra evoluzione possibile del quadro infettivo è la peste polmonare, anch’essa descritta sotto. Alternativamente, nei casi meno gravi, la febbre cessa dopo circa due settimane. In taluni casi si hanno postumi tra i quali il drenaggio spontaneo di bubboni superinfetti, che espellono pus e formano una cicatrice.

Redazione

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