Tenta di entrare in casa dell’ex moglie con una tronchese

Una sera come tante, nell’ultimo periodo. Fatte di paura, porte chiuse a chiave, il telefono sempre pronto per chiedere soccorso, un marito violento e spesso ubriaco che vive da mesi in una porzione separata dell’abitazione.

Siamo a Tortona (AL). Una donna torna a casa dal lavoro, entra e si chiude dentro, nella parte dove è costretta a stare con la figlia minorenne per evitare di subire le intemperanze del marito.

L’uomo dal quale è di fatto separata, nonostante vivano ancora all’interno dello stesso immobile.

Solo pochi giorni prima, ubriaco e furente, era entrato contro la volontà della moglie nella sua porzione di casa, l’aveva insultata, minacciata di morte e infine picchiata con schiaffi, pugni e calci, provocandole un trauma cranico. E guai a lei se l’avesse denunciato. Da quel giorno, la paura è tanta. E purtroppo tutt’altro che infondata. La donna chiude la porta, si accerta meticolosamente che nessuno possa entrare. Si augura che nessuno voglia entrare. Una sera come tante. Tesa ma apparentemente quieta. Quasi un ossimoro. La normalità, purtroppo per lei. Poi un rumore. E il silenzio della sera è rotto improvvisamente da ingiurie e minacce provenienti dall’esterno.

Al di là della porta dell’appartamento. È ancora lui, ancora una volta ubriaco e furioso. Al vociare si aggiungono strani rumori metallici. La porta vibra. Sta cercando di aprirla e lo sta facendo con una grossa tronchese. Non è la prima volta che si serve di oggetti per minacciare lei e la figlia. In passato ha usato cacciaviti e utensili trovati in cucina nei momenti d’ira, ha scagliato contro di loro piatti, bicchieri, oggetti di ogni tipo. La donna non può permettere che accada ancora. Prende il telefono e chiama il 112. I Carabinieri arrivano subito, cercano di calmare l’uomo che, in preda ai fumi dell’alcool, continua a minacciare la moglie barricata in casa e brandeggia pericolosamente la tronchese.

La situazione potrebbe degenerare ulteriormente e diventare pericolosa. Ma, approfittando di un momento di distrazione, i Carabinieri lo bloccano, gli tolgono di mano il grosso arnese e lo arrestano.

L’uomo, un 56enne irregolare, disoccupato e con diversi precedenti, viene portato in cella, in attesa delle determinazioni dell’Autorità Giudiziaria. Due giorni dopo, l’arresto viene convalidato e nei suoi confronti viene disposta la custodia cautelare in carcere.

La delicatezza e l’attualità di queste dinamiche porta sempre più l’attenzione sugli aspetti della prevenzione, non solo per quanto riguarda l’Arma dei Carabinieri e le forze di polizia, ma anche per quanto attiene alla partecipazione delle associazioni che operano nel settore come reti di sostegno per le donne vittime di violenza.

Circostanze come quella odierna rappresentano un’occasione per verificare l’efficacia della collaborazione tra i Carabinieri e le tante associazioni presenti sul territorio, in particolare con Medea e Dafne, quest’ultima recente alleato in virtù del protocollo inaugurato quest’anno e che consentirà di attivare servizi di informazione, assistenza e protezione per le vittime di reato in senso ampio e per le donne vittime di violenza in particolare. Il protocollo con Dafne prevede inoltre incontri per la formazione aperti anche al personale dell’Arma dei Carabinieri.

È invece già presente in provincia, con i centri antiviolenza di Alessandria e Casale Monferrato, l’associazione Medea, gestita da operatrici qualificate che offrono una prima accoglienza alle donne vittime di violenza e, sempre gratuitamente, percorsi di consulenza per l’elaborazione della situazione e per l’individuazione di strategie per uscirne, consulenza legale, sostegno alla genitorialità, orientamento lavorativo e mediazione interculturale.

La Compagnia di Tortona ha da tempo avviato una campagna informativa in collaborazione con Medea, che ha visto anche la pubblicazione di una brochure contenente indicazioni e numeri di telefono a cui rivolgersi in caso di necessità: il 1522 e il 112.

Inoltre, presso il Comando Compagnia è presente “Una stanza tutta per noi”, dove la vittima di maltrattamenti e i suoi bambini sono accolti da personale specializzato in un ambiente familiare, dove potersi trovare a proprio agio ed eventualmente decidere di parlare e di confidarsi.

Redazione

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