Attentato Mosca, l’analisi del professore Giovanni Savino
137 il numero degli uccisi nell’attacco di ieri sera al Crocus City Hall di Mosca.
L’attacco, avvenuto in una sala da concerto della capitale russa, è il più sanguinoso avvenuto in Russia negli ultimi 20 anni. Il più cruento rivendicato dall’Isis in Europa.
Secondo il Ministero russo per le situazioni di emergenza, il bilancio delle vittime è stato di 137 morti, tra cui tre bambini, e 152 feriti.
Gli inquirenti hanno trovato due fucili d’assalto e una grande quantità di munizioni sul posto.
Per Giovanni Savino, professore di storia della Russia all’Università Federico II di Napoli – quest’oggi ospite telefonico in Citofonare Montone sulle frequenze di RadioPiù – “si tratta di un attentato compiuto da terroristi legati all’Isis e quindi ai movimenti dell’islamismo radicale. Significherebbe un ritorno per la Russia ad una stagione che pensava di aver superato, quegli attentati ai civili che che avevano segnato tutta una prima parte del XXI secolo Russo”.
“La Russia – prosegue Savino – ha combattuto accanto al presidente Bashar al-Assad fin dall’inizio del conflitto siriano, inizialmente guerra civile tra il governo e l’opposizione, in seguito infiltrato dai terroristi dell’Isis”.
Su un possibile coinvolgimento dell’Ucraina, come ipotizzato subito dai media russi, Savino sottolinea come “questa pista sembra al momento non molto realistica. Non è una strategia in grado di mobilitare l’opinione pubblica al loro favore. Tutti le principali potenze mondiali – a partire dagli Stati Uniti fino a noi fino all’Italia – hanno condannato l’attentato la propria vicinanza al popolo Russo”.
I media di Mosca ignorano il video dell’attentato
Nessun risalto ha avuto finora sui media ufficiali russi il video diffuso dall’agenzia Amaq dell’Isis.
Le agenzie e la televisione di Stato non hanno fatto riferimento alla notizia, invece riportata da alcuni media indipendenti.
Ieri nel suo discorso televisivo alla nazione il presidente Vladimir Putin aveva ignorato la rivendicazione da parte dell’Isis, evocando una possibile responsabilità di Kiev.
Per il presidente, i 4 arrestati nella regione frontaliera di Bryansk, accusati di essere gli autori materiali della strage, stavano cercando di raggiungere l’Ucraina, dove una “finestra” era stata creata per permettere loro di attraversare il confine.