Camorra, Francesco ‘Sandokan’ Schiavone si pente

Francesco Schiavone alias ‘Sandokan‘ e capo del clan dei Casalesi, sta collaborando con i magistrati.

Un pentimento dopo 26 anni.

Schiavone è stato arrestato nel luglio del 1998 e da allora è recluso al regime del 41 bis.

Anche due suoi figli, Nicola e Walter, hanno avviato alcuni anni fa lo stesso percorso ora intrapreso dal padre.

‘Sandokan’, che si trova al carcere duro, fu arrestato nel 1998 e condannato all’ergastolo nel maxiprocesso Spartacus e per diversi delitti.

Francesco Schiavone, malato di tumore, custode di importanti segreti, è uno degli ultimi irriducibili della camorra casalese.

In questi giorni le forze dell’ordine si sono recate a Casal di Principe per proporre ai parenti del capoclan, tra cui il figlio Ivahnoe, di entrare nel programma di protezione.

Secondo quanto si apprende la decisione sarebbe maturata nelle ultime settimane, durante le quali la Dna e la Dda di Napoli hanno svolto un lavoro con la massima discrezione.

CHI E’ FRANCESCO SCHIAVONE

Francesco Schiavone, classe 1954, è famoso per le lotte di potere avvenute nella sua cittadina natale soprattutto negli anni settanta e ottanta all’interno del clan dei Casalesi, dopo l’omicidio di Mario Iovine ne divenne il capo assoluto. Il suo soprannome è Sandokan.

Francesco ‘Sandokan’ Schiavone iniziò la sua carriera criminale come autista e guardia spalle di Umberto Ammaturo; venne arrestato per la prima volta nel 1972, appena diciottenne, per detenzione e porto abusivo di arma da fuoco.

La permanenza in galera durò poco e una volta uscito venne denunciato per armi, lesioni e spari in luogo pubblico.

Egli partecipò ad alcune guerre fra diversi clan camorristici che causarono, in Terra di Lavoro, centinaia di vittime.

GLI INIZII

Antonio Bardellino notò le sue potenzialità e lo arruolò nel suo gruppo dirottandolo.

Agli inizi del 1981, insieme al cugino Carmine venne formalmente ‘battezzato’ diventando un affiliato a quella che verrà definita la Cosa Nostra Casalese perché ispirata alla mafia siciliana.

Si schierò con Antonio Bardellino e Mario Iovine, leader di spicco della Nuova Famiglia, contro la Nuova Camorra Organizzata (NCO) di Raffaele Cutolo.

Bardellino lo inserì nella delegazione che partecipò a uno storico summit che si svolse nella tenuta di Lorenzo Nuvoletta, a Marano, dove ai rivali fu comunicato di non mettere piede nella zona dell’agro aversano.

La tregua con Cutolo durerà pochi giorni e Schiavone sarà uno dei soldati più attivi dell’esercito di Bardellino nella guerra contro la NCO.

Schiavone è stato arrestato l’11 luglio 1998 in un bunker del suo paese natale.

Alle 23 della sera precedente una squadra di Polizia, Carabinieri e agenti della Direzione Distrettuale Antimafia fecero irruzione in un appartamento di via Salerno che era stato tenuto sotto controllo per una settimana.

Il boss si riuscì a stanare solo la mattina seguente dopo 13 ore di demolizioni quando, oramai consapevole di non avere più scampo, da un bunker sotterraneo Sandokan sbucò con in braccio una delle figlie; lì sotto oltre alle figlie c’erano anche sua moglie Giuseppina Nappa e il cugino Mario.

Nel bunker furono ritrovati due fucili, diversi dipinti realizzati da Schiavone stesso oltre a una Bibbia e a diverse opere sulla storia del Regno delle due Sicilie, su Napoleone Bonaparte e su Benito Mussolini.

Al giudice che lo interrogò il giorno seguente disse di essere innocente, di essere stato perseguitato da una certa politica, di non essere un camorrista e che i pentiti raccontavano falsità per ottenere stipendio e protezione.

Per i reati di camorra da lui commessi, venne subito sottoposto al regime carcerario speciale previsto dall’art. 41 bis della legge sull’ordinamento penitenziario.

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Redazione

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