Casatiello, pastiera, genovese: i piatti d’oro di Napoli

La vera origine della genovese? E della pastiera? La cucina napoletana ha una sua storia, aneddoti e curiosità tutte da scoprire.

Ma in rete ci sono tante bufale da cui stare lontani.

Ne è convinto l’antropologo Marino Niola, supervisore della rassegna “Vedi Napoli e poi mangia”, che ha anticipato i temi al centro di alcuni incontri che si terranno in città.

Il programma si svolgerà durante tutto l’arco delle festività pasquali e arriverà fino al primo maggio.

Obiettivo di “Vedi Napoli e poi mangia” è raccontare la tipicità gastronomica di Napoli con approfondimenti culturali, storici e artistici su alcune delle pietanze più rappresentative della cucina partenopea.

A “La genovese a Napoli”, ad esempio, è dedicato un appuntamento in programma domenica 21 aprile (alle 11 nel Monastero di Santa Maria in Gerusalemme).

Ci sono tante fake news legate all’origine della genovese– racconta Niola -, ma la prima ricetta della pasta alla genovese compare nella seconda metà del Duecento in un manoscritto unico, mai stampato, che si trova nella Biblioteca Nazionale di Francia, è un manoscritto angioino del 1270. Lì compare la ricetta della tria alla genovese. Il termine “genovese” deriva semplicemente dal fatto che, all’epoca, la pasta era una prerogativa di Genova. Dove c’era la pasta c’era il nome Genova”.

E la pastiera (di cui si parlerà lunedì 1 aprile, alle 11, nel Monastero di Santa Maria in Gerusalemme)?

“In rete c’è tanta fuffa. L’origine della pastiera è antichissima perché nasce dagli antichi riti mediterranei in onore delle divinità della vegetazione, che rinascevano a Pasqua, periodo nel quale c’era il divieto della macinazione del grano, allora si facevano focacce di grano macerato, addolcite e aromatizzate con acqua di fiore. Eccola la pastiera, che nasce quasi tremila anni fa”.

Mentre il casatiello (domenica 31 marzo, alle 11, nella Sala del Lazzaretto) “è insolito perché rappresenta una rottura di tutti i tabù alimentari. Arriviamo dalla penitenza di Pasqua e ci spariamo questa overdose proteica che è il casatiello”.

(NaCoz/Dire)

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Redazione

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