Al Roberto Vannacci show: tra trans, vaccini e principesse

Il Roberto Vannacci show non si ferma. Nuovo libro, nuova presentazione, ‘Il coraggio vince’. “Io è la quarta che mi faccio“, dice un signore, militare in pensione. Come un concerto di Claudio Baglioni o una dose di vaccino, non fosse che in questo mare di destre spunta anche una no vax che lo rimprovera: “Vannacci, lei ha lodato il generale Figliuolo, ma quello ci ha imposto il vaccino!”.

“Lui l’ha solo attuato, qualcun altro lo ha imposto- replica sottile il militare scrittore- io ho girato il mondo, ho fatto venticinque vaccini. In Africa, signora mia, senza vaccini ne ho visti morire tanti. Come mosche, signora. Come mosche!”.

NH hotel, quartiere Prati di Roma. Mercoledì sera. Presentazione del secondo libro del generale, che “fornisce la chiave di lettura del mio primo- dice lui- l’interpretazione autentica”. ‘Il mondo al contrario’ con testo a fronte. Come Shakespeare e Aristotele. Verrebbe da domandare se si può affrontare il secondo senza aver letto il primo, come per i film sui supereroi. Magari è un trilogia.

Roberto Vannacci intanto firma copie su copie, si mette in posa per i fotografi che scattano a raffica. Quanto gli piace. Camicia blu a pois viola, gilet blu scuro, jeans chiari, scarpe sportive marroni che con quei piedoni che gli sono valse le simpatie e le ironie di una parte di mondo arcobaleno. “Io adoro la diversità, non sono omofobo né razzista. Ho comandato gay e lesbiche, sono stato vestito da uno stilista gay per il mio matrimonio. Non mi dà nessun fastidio, conosco persone con i loro specifici gusti personali. Chi pensa che io mi comporti come Dracula col crocifisso si sbaglia. Ho una vita normale, sono un uomo del XXI secolo, ho avuto i miei incontri con persone omosessuali”. Banalmente, anche Vannacci ha amici gay.

Roberto Vannacci

A presentare il libro con lui stavolta c’è Francesco Storace. Il plotone del generale s’ingrossa a ogni pagina stampata. Corteggiato da Lega e Forza Nuova, lisciato da Alemanno, ora anche l’ex governatore del Lazio. È la sua comunità LegaFiammaForzanuovaExMsi+. “Ho letto il libro domenica, in tre ore- esordisce Storace- ha un bello stile militare, con frasi secche. Fossi un regista farei un film intitolato ‘Il soldato popolare’”. Il generale ne preferisce un altro: “Per usare un termine vannacciano io sono ‘un soldato al contrario’. Un incursore, che agisce dal debole al forte: piccoli nuclei contro obiettivi molto potenti”. Davide e Golia.

Il dizionario “vannacciano” costruisce un’epica “vannacciana”. Capitolo guerra e razzismo: “Sapete quanta gente ho salvato con la pelle diversa dalla mia? Tantissima. Perché ho operato in Africa, Medio Oriente e Asia. Abbiamo combattuto, dormito e sudato insieme. Darmi del razzista è un controsenso. Ma omologare tutti quanti in un’unica umanità non serve a nulla, è una inclusività farlocca”.

Nel libro Roberto Vannacci racconta la sua infanzia “povera” quando “la pizza fuori era un pranzo di gala” e la vacanza era “il mare a Marina di Ravenna”. La sua non era “una famiglia patriarcale, ma una famiglia mediterranea, quella dove i gradi e i pantaloni li portano le donne”. La sala applaude quando dice che il suo motto è “never ever give up”, non mollare mai, “anche quando tutto sembra perso”.

Tra un’ospitata in tv, un collegamento alla radio e un’intervista sui giornali, Vannacci grida alla “censura”. Davvero? “Persone come me non vengono messe nelle condizioni di poter esprimere il proprio pensiero. La censura da fisica è diventata morale, si denigra la persona, viene esclusa, gli si dà del fascista”. A proposito… “Io antifascista non mi dichiaro“. Appunto.

Dice che Berlusconi “nei primi anni della sua vita è stato un po’ come un re Mida: l’impero delle tv, un imprenditore di successo, proprietario di una squadra vincente. Da politico ha avuto luci e ombre”. Pausa a effetto. “Tra le luci c’è sicuro la stretta di mano tra Putin e Bush a Pratica di Mare”. Ovazione della platea. Ci sono militari a riposo e in carriera. Sindacalisti delle forze dell’ordine che lamentano di non poter sbandierare il loro credo “vannacciano” in divisa e lustrini. A fine presentazione si concederà una pizza con un manipolo di appena cinque fidatissimi militanti. Il ristorante si chiama ‘San Marco’, sull’insegna c’è il leone che fa tanto Veneto e Lega. Sarà un caso.

In sala per la presentazione del libro ci sono tante donne, non giovanissime. Lo accarezzano con lo sguardo. Posa da tronista e sorriso da pizzicagnolo, “che faccio, lascio?”, il generale fa brillare gli occhi del pubblico femminile. Si fanno sotto in due, a fine presentazione. “Sono una principessa e la vorrei invitare nella mia villa a Capri. Magari facciamo anche la presentazione del libro”. Nobili e militari, cosa può andare storto? Lui non domanda spiegazioni, è già sull’isola: “Bellissima Capri! Mi porto il costume, così facciamo anche il bagno”.

Roberto Vannacci critica l’Europa (“Manderei mio figlio a morire per l’Italia, non per l’Europa”), strizza l’occhio a Trump (“Mi sembra un po’ più in forma di quell’altro, che ha problemi fisici”). Storace gongola. “Il generale scalda i motori”, ripete una decina di volte. Vogliamo i colonnelli? E’ lì che scalpita. Vannacci però si smarca. Una dittatura, assicura, non fa per lui: “La soluzione non possono essere i militari. In una democrazia non si può fare appello ai militari per quelle questioni che debbono essere risolte da politici, economisti, ingegneri”. La sala stavolta resta muta, un po’ delusa.

Sulla candidatura alle Europee non si sbilancia. “Mi cercano in molti- ripete- magari non sarà con la Lega”. Ah, allora si candida? “Non ho detto questo”. Chi ha più coraggio, gli domandano, Meloni o Salvini? “Ho scritto un libro di 230 pagine che non parla di Giorgia Meloni né di Matteo Salvini”. Altri applausi. “Bravo generale!”, gridano dalla platea.

Finita la presentazione, inizia il lungo firma copie. “Generale- si complimenta un uomo- da bravo militare hai evitato 3-4 imboscate dei giornalisti”. “Sono patetici”, risponde lui. Prossime tappe ad Ariccia e Frascati, il tour continua. Prima di lasciare l’albergo che lo ha ospitato, c’è tempo per domandargli quanto si diverta in questa sorta di avanspettacolo permanente: gli amici gay, la fidanzata mulatta, il corteggiamento della trans. Il repertorio vannacciano vanta un’ aneddotica di tutto rispetto. “Sì, mi diverto- ammette- ma vorrei fare altro”. Cosa, non lo specifica.

Prima di salutare, anche se la sala è vuota, Roberto Vannacci concede il bis. E’ l’ultimo singolo, forte di passaggio radiofonico: “A Torino ero in discoteca con un amico, aveva una bella fidanzata di nome Laura. Io vidi una ragazza bellissima, alta 1 metro e 75, Valentina. La corteggiai, poi mi fecero notare che era un uomo…“. Ma se era bellissima e ne era attratto, non le bastava questo? “Eh ho capito, ma poi arrivati al dunque avrei trovato la sorpresa. E che fai lì: come al fronte, ogni buco è trincea?“. Incursore sì, ma fino a un certo punto.

(Dire)

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