Chiesa Evangelica sfrattata dal Comune
Quando Gesù entrò nel tempio di Gerusalemme notò che era diventato un grande mercato, di conseguenza cacciò via tutti i mercanti e ridonò dignità al culto religioso.
Tutto il contrario di ciò che sta accadendo alla sede secondaria della chiesa Evangelica “Nuova Pentecoste” ubicata ai Quartieri Spagnoli che il giorno 10 maggio sarà sfrattata dal Comune di Napoli. In questo caso, il Comune chiude addirittura il tempio e manda a casa tutti i fedeli.
Il Comune di Napoli è proprietario dell’immobile e la chiesa lo occupa da trenta anni, la mancanza di un accordo formale è diventato un caso giudiziario.
Evidentemente le parti non sono riuscite a trovare un accordo. La chiesa evangelica rivendicava il riconoscimento degli importanti lavori di ristrutturazione effettuati a proprie spese, il Comune, attraverso la Concessionaria NapoliServizi, un canone tutt’altro che simbolico.
Dicevano i saggi latini che sarebbe meglio evitare di giungere alle armi, “arma procul habere”, ma in questo caso sono prevalse le memorie giudiziarie piuttosto che il dialogo tra due entità che ricercano lo stesso fine del bene pubblico.
Nel frattempo, nella cura spirituale della chiesa è subentrato un altro pastore poiché quello che ha fondato e condotto la chiesa, nel frattempo, è deceduto.
L’appello che l’attuale Pastore e il gruppo dei credenti rivolgono al Sindaco Gaetano Manfredi è di impedire che la Comunità religiosa sia sfrattata e di aprire quel tavolo di dialogo con gli Uffici Comunali.
Il pastore Michele Passaretti, che è anche Presidente Nazionale della Chiesa “Nuova Pentecoste” con sede in Aversa, sostiene che “la comunità dei Quartieri Spagnoli svolge un ruolo sociale importante su quel territorio, prestando assistenza alimentare alle famiglie più povere e offrendo ospitalità anche alle comunità etniche, formate da lavoratori filippini e dello Sri Lanka; per cui sarebbe un grande peccato che quel locale venga sottratto ad una organizzazione religiosa che è ormai parte integrante del tessuto sociale di un quartiere che solo da poco sta riscoprendo le sue ricchezze umane e il valore creativo della sua comunità”.
Al di là delle beghe giuridiche, il Comune di Napoli non dovrebbe sottrarsi ai suoi doveri morali e, anzi, porre innanzi a sé quegli interessi sociali che solo con una definizione bonaria del caso verrebbero salvaguardati.