Punto da insetto va in choc anafilattico: gravissimo
Un agricoltore di 56 anni è in gravissime condizioni dopo essere finito in arresto cardiaco da choc anafilattico dopo essere stato punto da un insetto.
Colpito da un grave malore, quasi certamente dovuto alla puntura di un ape o di un altro simile insetto mentre stava lavorando nel giardino della sua abitazione a Correggio, nel Reggiano.
A trovarlo privo di sensi è stata la madre che ha immediatamente lanciato l’allarme al 118.
Poco dopo le 15 è scattato l’allarme alla centrale operativa del 118, che ha inviato sul posto ambulanza, automedica, autoinfermieristica e pure l’elisoccorso di Parma.
Da subito le condizioni dell’uomo sono apparse gravissime, con un arresto cardiaco in atto.
L’uomo, dopo essere stato rianimato sul posto dal personale medico sanitario che è riuscito a riattivare i parametri vitali.
Trasportato d’urgenza in elisoccorso all’Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia.
Choc anafilattico per tiramisù non vegano, chiesto il processo per i produttori
Il Procuratore aggiunto di Milano e il pm hanno chiesto il rinvio a giudizio per il legale rappresentante e la responsabile delle linee produttive dell’azienda produttrice di un tiramisù, accusati di concorso in omicidio colposo per la morte di una 20enne.
La giovane era deceduta il 5 febbraio dello scorso anno, dopo aver mangiato quel dolce, venduto dall’azienda come vegano, il 26 gennaio e dopo dieci giorni di coma, per choc anafilattico provocato da tracce di latte, a cui era fortemente allergica.
A carico dei due responsabili dell’azienda, lo scorso 15 gennaio, è stata emessa dal gip Fiammetta Modica una misura di interdizione dall’attività imprenditoriale per un anno e poi a fine gennaio è arrivata la chiusura delle indagini.
In realtà, come scritto dai pm, quel dolce conteneva “mascarpone”.
Alla Glg, come emerso dagli atti, si “preparavano i prodotti vegani e non vegani nello stesso ambiente, in contemporanea e sullo stesso tavolo”, si confondeva nella produzione di dolci l’uso di “preparati di origine animale”, come il mascarpone, e di “ingredienti di origine vegetale”.
E chi lavorava nel laboratorio non aveva una “formazione adeguata”, tanto che un dipendente aveva seguito solo un “corso di carattere generale” di “quattro ore sulla normativa vigente in tema di igiene degli alimenti”.
I due responsabili della Glg, interrogati dal gip, si erano avvalsi della facoltà di non rispondere, ma avevano depositato una memoria dicendosi “addolorati”.
Se nell’etichetta del prodotto almeno si fosse parlato di “tracce di lattosio o suoi derivati”, ha scritto il gip, la giovane “non avrebbe ordinato e consumato il dolce”, perché era sempre molto attenta.
Sulla richiesta di processo dovrà esprimersi un gup, ma gli indagati potrebbero anche scegliere di patteggiare.
Era stata chiesta dai pm, invece, l’archiviazione per altre posizioni iscritte nell’inchiesta, tra cui il titolare del fast food dove la ragazza aveva cenato quella sera col fidanzato.