Abusi sessuali, Don Livio Graziano condannato in Cassazione

Abusi su un ragazzino, don Livio Graziano condannato in Cassazione.

La Suprema corte ha confermato la pena di 8 anni di carcere inflitta già in primo e e secondo grado.

Lo rende noto, in un comunicato, la «Rete l’abuso», associazione italiana sopravvissuti agli abusi sessuali del clero.

Il sacerdote di 52 anni, fondatore di una cooperativa sociale per l’assistenza alle persone, con problemi di depressione e disturbi dell’alimentazione, ‘Effatà, apriti’, è stato ritenuto colpevole di aver abusato di un ragazzino di 13 anni (oggi 15enne) a lui affidato dai genitori.

Appartiene alla diocesi di Aversa, precisamente Lusciano.

L’ARRESTO DI DON LIVIO

Le manette per Don Livio scattarono il 26 ottobre 2021, dopo che indagini partirono a seguito della denuncia presentata dal padre del ragazzino vittima di abusi.

Il padre vide notare un improvviso cambiamento nel figlio dopo l’affido alla comunità – riferisce una nota della rete L’Abuso – e a scoprire quanto accadeva durante un controllo del telefonino.

Leggendo i messaggi si era subito insospettito e facendo qualche domanda al ragazzo, per sua stessa ammissione, aveva subito scoperto la verità.

Al momento dell’arresto, la polizia aveva trovato nella camera del sacerdote, tra le altre cose, una consistente quantità di contanti, 107mila euro.

Messo agli arresti domiciliari, il sacerdote al quale non era stato vietato l’uso di internet, ha continuato a molestare il 13enne.

Il padre visto il proseguire delle molestie, accompagnato dal presidente della Rete L’ABUSO, aveva voluto affrontare il vescovo di Avesa Mons. Angelo Spinillo, pregandolo in quanto superiore del sacerdote ai domiciliari in una struttura della chiesa – l’UNITALSI di Chiance in provincia di Benevento – di togliere al sacerdote la connessione internet, senza però ottenere risultati.

Oggi la sentenza definitiva dove la Corte di Cassazione riconfermando la condanna in appello a otto anni di reclusione, ha rigettato per inammissibilità l’appello dei difensori del prete.

Il 13enne e i genitori, che si sono costituiti parte civile, sono difesi dall’avvocato della Rete L’Abuso Mario Caligiuri del foro di Roma mentre il sacerdote dagli avvocati Carlo Di Casola e Giampiero De Cicco.

La famiglia – conclude la nota – ha espresso “la gioia per questa patita sentenza che gli ha reso quella giustizia che la Chiesa non ha reso”.

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Redazione

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