Trentola Ducenta attende il ritorno della Baronessa Sofia Ausilia Mattei
Dopo ben 140 anni farà ritorno nella chiesa di San Michele Arcangelo a Trentola Ducenta il dipinto della baronessa Sofia Ausilia Mattei.
La funziona in programma domani (martedì 25 giugno – ore 19) nella chiesa madre di San Michele Arcangelo a Trentola Ducenta.
L’opera, verso la fine dell’800 fu fatta trasferire, per volere dei familiari, poiché spesso profanata, prima a Napoli e poi a San Zenone del Lambro, in provincia di Milano. Oggi, grazie ai contatti tra i discendenti della baronessa e la Diocesi di Aversa, attraverso il vescovo Angelo Spinillo e il parroco don Marcellino Cassandra, il ritratto tornerà nel suo luogo d’origine.
La baronessa Sofia (nata il 17 aprile 1861; morta a Trentola l‘11 novenbre del 1884) era una donna pia e fedele alla chiesa cristiana, nell‘intimo unione con quanti vivevano nella povertà e sofferenza.
Figlia della nobile Maria Vittoria Pizzoli, dama di corte di Napoleone III e di Michelangelo Ausilia, cresce a Napoli, dove riceve una educazione che le consente di far parte dell’alta società.
Nel 1880 sposa Gustavo Mattei, barone di Santa Lucia e Fettipiano (nato da Saverio Mattei e Gaetana Masola dei marchesi di Trentola, proprietari dello storico palazzo al centro della città.
La baronessa Sofia morì nel 1884 mentre soggiornava a Trentola, devastata da una violenta epidemia del colera, con tanti ammalati e morti. La giovane Sofia, morta alla soglie dei 24 anni – con 2 bambini piccoli (Rodrigodi 2 anni e Marcello di solo 4 mesi), non esitò a mettere a repentaglio la sua stessa vita scendendo nelle strade di Trentola nel portare ogni genere di aiuto e conforto, oltre che curare quanti erano affetti dalla devastante epidemia, addirittura abbandonati dai familiari, timorosi di essere loro stessi contagiati.
Gli ammalati, sofferenti, bisognosi delle più elementari necessità, trovarono amorevole accoglimento di aiuto nella giovane nobildonna Sofia, dal cuore e animo buonobuono.
Nella chiesa di Trentola viene esposto il suo ritratto con l’inginocchiatoio contenente i suoi guanti e il velo da sposa.
Nel tempo il tutto fu profanato da alcuni militari tedeschi che usarono il velo, per pulirsi gli stivali: così che la baronessa Maria Vittoria Pizzoli, madre di Sofia, trasferisce il ritratto nella sua abitazione di Napoli.
Poi un altro trasferimento nel Milanese, in possesso dei discendenti Silvana e Sergio Nuviola che oggi lo hanno donato di nuovo alla comunità trentolese.
di Franco Musto