Salvatore Nuvoletta morto 42 anni fa: il ricordo a Marano

Salvatore Nuvoletta, Carabiniere e medaglia d’oro al Valor Civile, ucciso dalla camorra nel luglio del 1982, è stato ricordato stamani a Marano nel corso di una doppia cerimonia.

La prima all’interno del cimitero di Marano, dove riposano le spoglie mortali del militare dell’Arma e dove è stata deposta una corona di fiori, e successivamente nella chiesa San Ludovico D’Angiò di Marano, dove invece è stata celebrata una messa officiata dal vescovo ausiliare Pelvi.

Alle ore 11,00 presso il cimitero di Marano è stata ricordata la giovane vittima, uccisa 42 anni fa, dove è stata depositata una corona di fiori, mentre un trombettiere ha eseguito per lui ‘Il silenzio‘.

Una cerimonia solenne che si è tenuta alla presenza dei vertici provinciali e regionali dei Carabinieri e del Generale Antonio Jannece, Comandante Legione Carabinieri Campania, del Tenente Colonnello Paolo Leoncini, Comandante Gruppo Carabinieri Castello di Cisterna, del Maggiore Alberto Leso, Comandante Compagnia CC Marano, di Monsignor Vescovo Ausiliario Militare Pelvi, di don Ciro Russo, Parroco Parrocchia San Ludovico D’Angiò di Marano, delle Associazioni e naturalmente dei familiari Nuvoletta.

Successivamente la celebrazione della santa messa celebrata presso la Parrocchia San Ludovico D’Angiò, presieduta dal vescovo Ausiliario Pelvi, che durante la sua toccante omelia, ha ricordato a tutti il significato della cerimonia ricorrente, sottolineando il fatto che le persone buone vivono nel cuore di Dio e paragonando Salvatore ad una stella, che come tante stelle del firmamento continua a brillare e ad illuminare il nostro cammino, continua dall’alto dei cieli a sostenere l’amore e l’impegno dei nostri carabinieri.

Il vescovo ha poi continuato dicendo che dal vangelo letto dovremmo tutti imparare a distinguere la differenza tra conoscere e riconoscere le persone, poiché a volte le conosciamo, ma non sappiamo riconoscerle per quello che fanno, perché ce ne facciamo un’idea, ci affidiamo a quello che si dice di quella persona, diamo giudizi superficiali sulle persone, insomma, a volte pensiamo di sapere tanto di una persona e purtroppo la rinviamo nei nostri pregiudizi.

Allo stesso modo, è capitato con Gesù, che tutti conoscevano come il figlio del falegname, ma che per via del pregiudizio non apprezzavano affatto. Dunque, ci si ferma all’esteriorità e si rifiuta di conoscere la novità della vita dell’altro. Questo capita anche nei confronti dell’Arma, tra le forze armate e in modo particolare tra i carabinieri, che è un mondo fatto di persone, uomini e donne, meravigliose.

Don Pelvi, infatti, con grande commozione ha ricordato quelle persone che lui conosceva dell’Arma dei Carabinieri che hanno dato la vita per rendere umano, un mondo, una realtà, disumani.

I carabinieri sono delle persone che testimoniano come Salvatore e altri hanno dato la vita e continuano a darla. Quindi, il vescovo, ha ringraziato Salvatore e tutti i carabinieri, che insegnano a tutti l’arte del noi, non quella dell’ io, cioè ogni carabiniere si mette da parte davanti a noi.

Di seguito, c’è stato l’intervento di Fortuna Nuvoletta, sorella di Salvatore, che dopo aver ringraziato tutti i presenti, monsignor vescovo Pelvi, il parroco don Ciro Russo, ha ricordato la storia di Salvatore, partendo dall’ anno in cui fu destinato a Casal di Principe e ricordando che quando è successa la tragedia, quando cioè Salvatore perdeva vita, l’ha donata ad un bambino, Bruno D’Aria, qualche tempo dopo egli fu trovato fortemente segnato da quello che era successo, perciò decise di donare a Salvatore un’effige, un bronzo, che è stato poi messo nella cappella.

Fortuna Nuvoletta, ha ricordato che Salvatore voleva riuscire a salvare quel territorio, aiutare le nuove generazioni a proseguire in un cammino di libertà, insistendo sul fatto che quello che a lei piace sempre ricordare di Salvatore è che Salvatore è dalla parte giusta della storia, è al posto giusto, al momento giusto, pronto a testimoniare quel grande valore di dedizione e di legalità.

Così, la sorella di Salvatore prende spunto dalla dedica fatta dal comune di Casal di Principe in occasione dell’ intitolazione della scuola dell’ infanzia a Salvatore: ”Il sacrificio di Salvatore come quello di tanti martiri dei nostri territori possa contribuire a donare una vita dai colori caldi e luminosi, senza il grigio della tristezza, il nero del lutto e della paura, e il rosso cupo del sangue versato”.

Successivamente, il ten col. Leoncini legge la motivazione della medaglia d’oro a Salvatore, poi un carabiniere ha recitato la preghiera del carabiniere, dedicata alla vittima e a tutta l’Arma dei Carabinieri.

A concludere, l’intervento del Generale Jannece, il quale ha ricordato che quando una società non ha memoria, non ha ricordo, non ha futuro. Memoria significa volontà di cambiamento, perciò, è bene ricordare, ma il ricordo deve essere per noi il momento per un impegno a migliorare e a prendere spunto da quello che Salvatore Nuvoletta ha fatto.

Egli ha ricordato come tanti anni fa il cammino del giovanissimo carabiniere sia stato barbaramente interrotto dalla camorra. Quello che lui ha fatto,però, è servito e servirà alle giovani generazioni per imparare ad amare il prossimo, a capire il rispetto per le regole e per gli altri.

Il Generale Jannece ha sottolineato quanto sia importante unire la libertà alla responsabilità, che bisogna far capire ai giovani, quanto sia fondamentale per la società e per l’ordine pubblico, per la nostra sicurezza il ruolo del carabiniere, che a volte è disposto persino a dare la vita per il bene pubblico.

di prof.ssa Maria D’Angelo

Redazione

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