La due giorni di ‘Giornate Fai’ ad Aversa

Il gruppo FAI di Aversa anche questa volta si è contraddistinto per la sua tenace solerzia a cercare, con certosino fare, luoghi e situazioni da migliorare, con l’obiettivo di rinvigorire il sole lì dove le tenebre prendessero il sopravvento.

Questo l’obiettivo per la due giorni di giornate FAI che si sono tenute il 12 e 13 ottobre.

Non può non esserci un connubio ideale con l’università in prossimità delle giornate FAI d’autunno, sfidando le effervescenza di giovani leve che si pongono al servizio cittadino, per il gusto di esserci, di condividere percorsi itineranti che puntino al diverso.

Grazie ad un team d’avanguardia,costituito dalla direttive apicali di Maria Giovanna Pezone e Fortunato Allegro e dalle delegate Maria Concetta Migliaccio, Mariella Migliore, Eva La Canna, Anna Grimaldi, Rosalba Corvino e Ilaria Rita Motti e grazie alla collaborazione di giovani universitarie e non, come Isabella Manta, Gaia Gallo, Lucia Laiso, Brunella Diana, Terry Barbato, Mariagrazia Gravino, Elisabetta Conte, Sara Ricciardi, Alessia Cristina Marino si è provveduto ad imbastire una mistura di generi, al fine di aprire la città all’inesplorato.

Si è pensato di riversarsi su via Roma, nata il 10 marzo del 1304, per volere di re Carlo II detto “lo zoppo”. Via Roma come antica “Via Nova” dove persistevano punti di ristoro e riposo per i viandanti; la strada in cui, nel 1701, furono impiccati e poi decapitati Pietro Marotta e Bartolomeo Cassese.

Non poteva non mancare il maestoso Arco dell’Annunziata, la cosiddetta Porta Nova, costruito nel XVI secolo, simbolo del controllo della potenza angioina sulla città, arco inizialmente fatto con impasto di calce e vino e in seguito crollato, per poi essere ricostruito nel 1777 con massiccio basamento in Piperno.

Oltre a questo, sono stati visitati i due palazzi, sempre in via Roma, civico 82 e civico 149. Quest’ultimo rappresenta la maison diun designer di alta moda per sposa, con una sensibilità incredibile, aspirante ad un sicuro e sobrio successo, con un’eleganza, una cultura e un sentimento di altri tempi, elementi cardini in una struttura accogliente, antico salone di festa con decorazioni appartenenti alla seconda metà dell’ottocento, salone ricco di affreschi sorprendenti di stile eclettico.

L’incanto del palazzo che ha fatto da contenitore emerge con una superficie esterna di gusto tipicamente eclettico.

Si evidenzia altresì un interno contenente una piccola corte che, fino all’ottocento, accoglieva ambienti per stalle e cisterne, un palazzo appartenuto alla famiglia della Volpe, oriunda aversana.

Per civico 82, diversamente, individuiamo Palazzo Moccia, poi Russo, con lo stemma di Onofrio de Rossi, vescovo di Fondi (un Leone con albero), un’antica casata napoletana le cui prime memorie risalgono al XIII secolo.

In questo palazzo è vissuto anche il prof. Bruno Lamberti, nato ad Aversa nel 1943, studente del glorioso Liceo Classico Cirillo poi della Facoltà di Lettere Modernepresso la Federico II di Napoli, dove si è laureato nel 1969.

Bruno Lamberti è stato per decenni un instancabile promotore a 360 gradi in ogni settore della cultura di qualità del nostro territorio.

Già curatore di innovativi cineforum e rassegne teatrali a metà degli anni 60, Coordinatore Regionale del
Settore Spettacolo ARCI, di cui ha fondato la Sezione di Aversa, illuminato consigliere provinciale negli anni 80 e Assessore alla Cultura del Comune di Aversa negli anni 90, il suo nome è legato al famosissimo Jazz Club Lennie Tristano, divenuto uno dei più importanti promoters di concerti jazz in Italia e in Europa, di cui è stato uno dei fondatori nel 1981 e soprattutto colui che ne ha di fatto permesso la nascita. Una bellezza architettonica adornata dall’incantevole valore culturale e sociale.

Nel corso della giornata di sabato 12 ottobre c’è stato un vivace e significativo convegno “Geoheritage vs. Cultural Heritage” “Complesso monumentale in San Francesco delle monache ad Aversa e le sue cavità artificiali sotterranee“, a cura del Dipartimento di Ingegneria dell’Università della Campania “L. Vanvitelli“, in collaborazione con il Gruppo Fai.

Tra gl’interventi Monsignor Pasquale De Cristofaro (Rettoredel compresso monumentale di San Francesco); prof. Giovanni Cirillo (associazione amici di San Francesco); Prof.ssa Daniela Ruberti (Dipartimento di ingegneria università della Campania L.Vanvitelli); prof.ssa Anna Grimaldi (FAI); prof Arcangelo Pellegrino (liceo classico D. Cirillo AVERSA); di Maria Laura Fabozzi (Dipartimento di ingegneria; università della campagna L. Vanvitelli); dottor Paolo Maria Guarino (ISPRA – Istituto superiore per la protezione di ricerca ambientale, Roma).

Ha concluso il convegno il M Piero Viti, eseguendo brani di musica antica, riscuotendo il plauso e l’ammirazione di tutta la popolazione astante.

La Prof. Daniela Ruberti ha evidenziato il particolareggiato studio degli ipogei, anche aversani, che la facoltà di ingegneria di Aversa ha incominciato da tempo ad effettuare con lo scopo principale di tutelare la staticità di innumerevoli palazzi.

Nella fattispecie, l’ipogeo del chiostro di San Francesco, ha rappresentato una concentrata cella frigorifera sotterranea, con un piccolo pozzo attiguo.

Domenica 13 ottobre sono continuate le stesse visite e il brindisi finale con la presenza del sindaco Francesco Matacena e dell’assessore Cannolicchio, con un gradevolissimo coinvolgimento della popolazione tutta che è rimasta attonita dinnanzi a tale eleganza e splendore.

Un esserci gradevole ed eloquente, tipico del fare universitario, che si propone di creare prospettive future di ampio giro, con la prefigurazione collettiva di futuri tour sotterranei di Aversa.

Redazione

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