La Madonna di Casaluce e il rogo della ‘Strega’ Martuccia
Oggi Papa Francesco ha reso omaggio a questa crosta bizantina dell’XI secolo, l’icona della Madonna di Casaluce.
Secondo le leggende aversane e casalucesi sarebbe stata dipinta nientemeno da San Luca evangelista.
Per salvarla dalla distruzione, il viceré Ruggero Sanseverino la avrebbe portata da Gerusalemme a Napoli, donandola a re Carlo I d’Angiò.
LA CROSTA ‘ODIGHITRIA’
La crosta della madonna Odighitria (cioè “che indica la via”) in realtà serviva ai monaci benedettini di San Lorenzo di Aversa ad alimentare le superstizioni sui suoi poteri magici e godersi l’ossequio dei rustici abitanti di Casaluce, dove si rifugiavano d’estate per sfuggire all’aria malsana del monastero di Aversa.
I benedettini di Aversa si affiliarono ai monaci Celestini, benedettini seguaci di papa Celestino V, quello del “gran rifiuto” dantesco, ammazzato dal successore di Cristo papa Bonifacio VIII.
Questo andirivieni tra Aversa e Casaluce creò il mito della crosta miracolosa: si racconta che durante una notte di tempesta, una donna si fosse recata presso il convento dei Celestini di Aversa per chiedere ospitalità, ma fu scacciata perché era vietato l’ingresso alle donne.
Sempre secondo la leggenda, la donna giunse fino al monastero di Casaluce dove fu accolta e ospitata in una stanzetta.
La mattina successiva, in quella camera i Padri Celestini di Casaluce trovarono la piccola Icona al posto della donna. Che umanità tra i benedettini di Casaluce, nientemeno praticavano pure con le donne, esseri inferiori!
Però i Celestini nulla fecero a favore delle donne quando, con la bolla “Summis desiderantes affectibus“ del 5 dicembre 1484, papa Innocenzo VIII autorizzò a punire e incarcerare le donne colpevoli di stregoneria.
LA STORIA DI MARTUCCIA
Intorno all’anno 1500 imperversava la peste nel Regno di Napoli e con essa la carestia. La contadina di Lusciano, Martuccia invece riusciva a resistere alla carestia.
Martuccia con il suo raccolto e salute rigogliosa iniziò a far nascere sospetti tra i vicini. Sospetti che non del tutto smentiti, anzi quando furono ritrovati carcasse di animali private della testa, le cose precipitarono.
Si racconta infatti che Martuccia riuscisse, attraverso questo sacrificio, ad ottenere la fertilità dei propri campi a discapito dei suoi vicini. Le voci iniziarono a girare, finché Martuccia fu trascinata al cospetto del vescovo di Aversa.
Accusata di praticare la stregoneria, le fu intimato di redimersi, ma la giovane contadina si rifiutò, negando ogni imputazione, profanando pubblicamente il crocifisso portatele per la redenzione. Martuccia fu arsa viva nella piazzola del castello di Casaluce.
Si narra che Martuccia scagliò una maledizione. Pare, infatti, che nei dintorni del castello dove fu bruciata la terra sia diventata arida. Dal giorno della sua morte non vi crebbe nemmeno un filo d’erba.”. (cit: Pagliuca Giovanni – “MARTUCCIA la megera di Aversa” – 2022).
La Madonna di Casaluce assisteva immobile, soddisfatta all’uccisione “a casa sua” di una povera donna, colpevole solo di lavorare i campi. Soddisfatti assistevano pure i monaci celestini.
I santi monaci celestini prosperarono ancora per secoli nel castello del rogo purificatore.
RITO TRANSIZIONE ICONA MADONNA DI CASALUCE
Si creò il curioso rito della transizione della icona da Casaluce ad Aversa e viceversa. I monaci portavano con sé in processione anche l’icona della Madonna di Casaluce, che ben presto portò ad una crescita del culto della Vergine Maria anche nella zona di Aversa.
Nel 1624, per onorare l’icona, fu costruito un baldacchino d’argento con raffigurati il Padre Eterno, i Santi Pietro e Paolo e Luca evangelista. Il baldacchino serviva a spostare la reliquia quando viaggiava tra le due città.
L’immagine della Madonna Bruna passa di mano, tra i litigi, dagli aversani ai casalucesi, all’altezza di un cippo di confine nei pressi della Facoltà di Architettura, nel rione San Lorenzo (dove c’era il monastero benedettino), con tanto di cambio di mantello da quello aversano a quello casalucese.
Attorno alla Madonna di Casaluce fioriscono contumelie, querele e accuse di ogni tipo tra preti e parrocchiani ansiosi di gestire l’affare della superstizione popolare.
Né papa Francesco (che sicuramente ignora i fatti), né il vescovo di Aversa, né i preti e né i comitati che si aggirano intorno alla crosta bizantina si ricordano mai di questa povera donna, Martuccia, bruciata viva per la crudeltà degli uomini di Chiesa e forse pure dalle donne invidiose del suo corpo rigoglioso.
Qualcuno metterà mai un fiore, una lapide, per Martuccia nella piazzola del castello di Casaluce?