Ogni mattina una trota marmorata si sveglia e fugge al cormorano

Verrebbe da parafrasare la storiella del leone e della gazzella: ogni mattina in Africa una gazzella si alza e sa che dovrà correre più veloce del leone o sarà uccisa; ogni mattina in Africa un leone si sveglia e sa che… eccetera eccetera. A distanza di migliaia di chilometri, in Veneto succede più o meno la stessa, tra cormorano e marmorata, la trota autoctona del Bellunese: due specie entrambe protette, messe in discussione l’una dall’altra.

Il cormorano è ghiotto e vorace e divora la trota che rischia di sparire nonostante gli sforzi della Provincia di Belluno.

Insomma, ogni mattina una marmorata si sveglia e sa che dovrà nuotare nei corsi d’acqua dell’asta del Piave e sfuggire al cormorano o sarà mangiata; ogni mattina un cormorano, si sveglia, si alza in volo, eccetera eccetera.

Sembra una storiella invece è una questione più che vera e più che seria: è riemersa “con forza e prepotenza” tanto che se ne è parlato qualche giorni fa in un incontro tra la vicepresidente della Provincia di Belluno, Silvia Calligaro, delegata a caccia e pesca, e i Bacini di Pesca del basso Bellunese (5, Agordo; 7, Alpago; 9, Piave-Cordevole; 10, Acque Feltrine; 11, Cismon-Fiorello; 12, Lago del Corlo).

DI QUESTO PASSO LA TROTA MARMORATA RISCHIA L’ESTINZIONE

“Abbiamo raccolto la preoccupazione del mondo dei pescatori rispetto alla presenza sempre maggiore di cormorani. Presenza che mette in fortissima difficoltà la sopravvivenza della trota marmorata“, spiega appunto Calligaro.

Nel 2024 la Provincia ha rilasciato circa mezzo milione di avannotti di marmorata, “con un notevole sforzo che rischia di essere in gran parte vanificato dalla voracità dei cormorani. Il problema è che sia la marmorata sia il cormorano sono specie protette. Bisognerà lavorare per arrivare a un punto di equilibrio, anche chiedendo deroghe specifiche”.

Sulla produzione di trota marmorata ceppo Piave, la Provincia può contare sui suoi centri ittiogenici, di Tomo (Feltre) e Bolzano Bellunese, dove sono in corso lavori di riqualificazione e potenziamento delle strutture (oltre che sulla collaborazione del centro di Sottocastello a Pieve di Cadore).

Il cronoprogramma prevede la chiusura delle opere entro fine 2025.

“La collaborazione con i Bacini di Pesca- conclude la Calligaro- è sempre molto proficua ed è stata ribadita anche nell’ultimo incontro, nel quale si è parlato anche di pescaturismo e delle potenzialità ancora inespresse del territorio”.

(Dire)

Redazione

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