I dubbi sulla morte di Larimar: il litigio a scuola, le foto, il biglietto d’addio
Non un litigio a scuola ma una ‘chiacchierata’, e foto inappropriate fatte girare nelle chat di cui non si sa nulla, o ancora, un biglietto d’addio al fidanzatino in una grafia anomala: molte cose non tornano sulla morte di Larimar Annaloro, la 15enne trovata impiccata ad un albero lo scorso 5 novembre a Piazza Armerina, in provincia di Enna.
La procura di Caltanissetta sta indagando al momento contro ignoti per istigazione al suicidio, ma fin dal primo giorno i genitori non hanno avuto dubbi nel sostenere invece che Larimar invece sia stata ammazzata.
La stessa madre della ragazza, che l’ha trovata per prima senza vita, ha messo in dubbio che si sia impiccata sua sponte per le modalità anomale in cui era il corpo, “in ginocchio e legata fino ai piedi”.
IL LITIGIO
Il litigio che la ragazzina aveva avuto a scuola pare fosse relativo a gelosie tra compagne: una ragazza l’aveva accusata di averle ‘rubato’ il fidanzato.
Poi Larimar sarebbe stata accerchiata da un gruppo che l’avrebbe insultata. Dopo questo episodio, sconvolta, avrebbe chiamato la madre perchè la venisse a prendere da scuola e infatti era andata a casa.
Il suicidio sarebbe avvenuto subito dopo, quando la madre si era allontanata da casa per alcune commissioni.
L’AMICA: “NESSUN LITIGIO A SCUOLA”
Un’intervista pubblicata oggi sul Corriere.it riporta la testimonianza di Cecilia (nome fittizio) 15enne compagna di scuola di Larimar, anzi di più, sua “amica del cuore”.
Le sue parole mettono in dubbio che ci sia stato “quel” violento litigio a scuola con l’ex del suo fidanzatino e poi con altre ragazzine che le avrebbero dato man forte nell’aggressione fatta di brutte parole, spintoni e tirate di capelli.
“Non c’è stato nessun litigio. Assolutamente no– smentisce infatti Cecilia- Io non c’ero ma l’ho chiesto a tutti e tutti mi hanno giurato che non ci sono stati né spintoni, né qualcuno che ha alzato le mani. Non so chi si è inventato questa cosa ma non è vera. Lei e l’altra ragazza semplicemente parlavano, e nemmeno animatamente”. La cosa vera invece è che “Lari dopo la ricreazione era turbata-aggiunge l’amica- ma conoscendola io mai avrei creduto che ci fosse qualcosa che potesse spingerla a uccidersi”.
“Chi sa parli“. A lanciare un appello è la dirigente scolastica della scuola frequentata da Larimar Annaloro.
La famiglia, però, non crede all’ipotesi del suicidio. Domani si svolgerà l’autopsia sul corpo della ragazza. La vicenda è molto contorta e gli inquirenti stanno cercando di ricostruire gli ultimi giorni della giovane.
I Carabinieri stanno ascoltando amici, compagni di scuola e famiglia. E si spera che l’analisi del telefonino della ragazzina porti qualche elemento utile.
IL DUBBIO SULL’AUTENTICITÀ DEL BIGLIETTINO
“Ti amerò anche nella prossima vita”, firmato “Lari”. Al vaglio della procura di Caltanissetta anche la verifica dell’autenticità del bigliettino di addio che Larimar avrebbe recapitato al fidanzatino, proprio martedì scorso, prima del gesto fatale.
Per la famiglia si tratta di un falso, ma non solo. Anche Lorenza Tonolli, l’ex allenatrice della squadra di pallavolo di Besozzo, in provincia di Varese, dove Lari militava prima di trasferirsi in Sicilia, rilascia una testimonianza al Tg3 in questo senso: “Quella non è la scrittura di Larimar”, sentenzia, e poi “Larimar non si firmava mai Lari“, aggiunge.
LE FOTO OSÈ DIFFUSE?
Alcuni coetanei di Larimar Annaloro avrebbero parlato anche di alcune immagini o video che ritraevano la ragazza in atteggiamenti intimi che sarebbero state diffuse, o minacciate di essere diffuse, magari tramite chat whatsapp tra gli studenti. Ma in realtà, al momento, si tratta solo di una voce e di una cosa passata attraverso il passaparola. Non c’è nessun elemento certo.
FORSE UN SUICIDIO GIÀ MEDITATO?
Sulla lite avvenuta a scuola, dice il magistrato: “L’intensità di questa discussione va verificata. Potrebbe avere scatenato nella ragazza l’insano gesto, fermo restando che nulla esclude che la ragazza avesse già un pregresso stato di turbamento psicologico, per cui quell’episodio potrebbe essere stata la classica goccia che fa traboccare il vaso”.
(Dire)