Omicidio Giulia Tramontano, ergastolo per Alessandro Impagnatiello

Alessandro Impagnatiello è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Tramontano: la Corte d’Assise ha accolto la richiesta della Procura e ha disposto anche tre mesi di isolamento diurno (l’accusa ne aveva chiesti 18).

L’uomo perde anche la patria potestà per il figlio nato da una precedente relazione. Impagnatiello, 31 anni, uccise Giulia e il piccolo Thiago, il bambino che portava in grembo (era incinta di sette mesi al momento della morte) la sera del 27 maggio 2023, al termine di una lite, dopo che la donna aveva scoperto che lui aveva una doppia vita e proprio quel pomeriggio aveva incontrato la ragazza con cui il suo compagno aveva fa tempo una relazione parallela: era una sua collega di lavoro all’Armani cafè di Milano.

I reati contestati a Impagnatiello erano omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, dalla crudeltà e dall’aver ucciso la convivente. C’erano poi anche i reati di interruzione di gravidanza non consensuale e di occultamento di cadavere.

È caduta l’aggravante dei futili motivi. Dopo la lettura della sentenza, in aula, i familiari di Giulia si sono abbracciati in lacrime. Erano presenti la mamma Loredana Femiano, il papà Franco, la sorella Chiara e il fratello Mario.

L’INCONTRO CON L’AMANTE E POI IL DELITTO

L’ex barman, 31enne, uccise Giulia con 37 coltellate nella casa dove vivevano insieme a Senago, in provincia di Milano, la sera di sabato 27 maggio al termine di una giornata che aveva cambiato per sempre la loro vita di coppia.

Scoperto il tradimento di lui, infatti, quel pomeriggio Giulia e A., l’amante del ragazzo (che lavorava nel suo stesso bar), si erano incontrate in un bar di Milano e quindi tutto il castello di bugie costruito (malamente) da Impagnatiello era crollato una volta per tutte.

GIULIA TRAMONTANO AVVELENATA

Impagnatiello, che portava avanti da più di un anno una storia parallela con una collega a cui aveva raccontato che il bambino non era suo e che Giulia aveva problemi mentali, da mesi tentava di avvelenare Giulia (pare per farla abortire) somministrandole veleno per topi nell’acqua e in altri alimenti.

Il veleno gli fu trovato dentro lo zaino, mentre su Google l’ex barman aveva cercato “veleno’, ‘cloroformio’ e ‘ammoniaca”, ‘avvelenamento feto’, ‘veleno topi gravidanza’, ‘chi fa l’aborto dopo 3 mesi’, ‘aborto spontaneo dopo 7 mesi è possibile’.

La perizia psichiatrica, svolta durante il processo, su Impagnatiello ha stabilito che il giovane non avesse nessun vizio di mente.

L’uomo, durante le udienze, definito “narcisista” e “manipolatore“.

L’accusa, nella scorsa udienza, ha parlato di “viaggio nell’orrore” prima di cominciare a riepilogare le vicende degli ultimi mesi che hanno portato all’uccisione della 29enne e del piccolo Thiago.

L’uomo, dopo la morte di Giulia, tentò di bruciarne il cadavere nella vasca da bagno, senza riuscirsi.

Poi lo tenne per un paio di giorni in garage per poi scaricarlo, nascosto dalla vegetazione e dentro un sacco nero, in una zona poco frequentata alla periferia di Senago dietro ad alcuni box auto.

(Dire)

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