Aversa celebra il patrono San Paolo
Come da tradizione, ogni 25 gennaio, si è svolta la processione di San Paolo ad Aversa. Tutte le congreghe aversane hanno accompagnato il santo Patrono per il tradizionale percorso.
Il busto d’argento ha sfilato da Piazza Duomo, ovvero dalla cattedrale, per poi transitare in piazza Marconi, via Succurre Miseris, via Golia, piazza Crispi, piazza fuori Sant’Anna, via Costantinopoli, via Belvedere, via Roma, via Seggio per poi tornare in piazza Duomo presso la Chiesa cattedrale.
Ad accompagnare, la processione oltre le congreghe cittadine, anche il vescovo della Diocesi Sua Ecc. Mons. Angelo Spinillo.
Alle spalle della statua di San Paolo anche il sindaco di Aversa Franco Matacena e gli amministratori locali.
La Storia di Aversa: “‘o viento ‘e San Paulo”
Senza trascurare l’importanza religiosa dell’evento, un fenomeno particolare vuole verificarsi qualche settimana prima della tradizionale processione, evento che gli aversani chiamano “‘o viento ‘e San Paulo”, difatti, se per qualche ragione un forestiero si trova a passare per Aversa, può notare come in questo periodo le condizioni metereologiche siano incerte e variabili: nuvole e pioggia, alternate a schiarite, e sopratutto forti raffiche di vento.
I più, potrebbero affermare con lecito scetticismo, che questi disturbi siano semplicemente legati a fenomeni atmosferici ma, per l’aversano, simboleggiano molto di più. Rappresentano una costante, un rituale che si perpetua da secoli, un segno tangibile della potenza del loro patrono.
La Storia di Aversa: “‘E palle ‘e San Paulo”
L’usanza vuole che, nel giorno di San Paolo, in ogni casa aversana si preparino le deliziose ”palle ‘e San Paulo”, polpette di pane raffermo, carne macinata, uova e prezzemolo, fritte, poi, nell’olio bollente. Se preparate in questo giorno, le ”palle” dovrebbero risultare più tonde.
Importantissimo è stato l’apporto della fantasia mista a devozione e creatività che gli aversani hanno messo nella varietà di piatti e ricette oggi presenti nella cultura culinaria locale.
Si ricordi ad esempio della ”pietra di San Girolamo”, nata dalla sapiente arte dolciaria dei monasteri di clausura.