Sebeto, il fiume misterioso di Napoli
Napoli, una città ricca di storia e tradizioni, cela tra le sue pieghe urbane un mistero antico: il Sebeto, un fiume leggendario che un tempo attraversava il suo territorio. Sebbene oggi il suo corso sia quasi completamente scomparso, il Sebeto vive ancora nella memoria collettiva e nei documenti storici, evocando immagini di un passato in cui la natura era parte integrante della vita cittadina.
Le origini: tra storia e mito
Il Sebeto è menzionato fin dall’antichità come uno dei principali corsi d’acqua della città. Era il nome del fiume che bagnava l’antica Neapolis. Il corso d’acqua, precedentemente navigabile, già nel Medioevo si era ridotto a un rigagnolo; i brevi tratti sopravvissuti furono definitivamente intombati per permettere l’espansione urbanistica della città partenopea del XX secolo.
Fonti storiche e mitologiche lo descrivono come un fiume sacro, celebrato dai poeti e dagli scrittori del mondo greco e romano. Secondo alcune leggende, il nome “Sebeto” deriverebbe da una divinità fluviale venerata nella zona.
Plinio il Vecchio, nel suo “Naturalis Historia”, fa riferimento al Sebeto, sottolineando la sua importanza per la vita quotidiana e l’agricoltura locale. Nei secoli successivi, il fiume è stato spesso associato alla fertilità dei campi e alla prosperità della città.
Il corso del Sebeto
Il Sebeto nasceva dalle sorgenti della Bolla, situate alle falde del Monte Somma. Durante il suo percorso attraverso gli attuali comuni di Volla, Casalnuovo e Casoria, il fiume si arricchiva di acque piovane. Prima di terminare il suo corso e sfociare nel golfo di Napoli si divideva in due rami: uno di essi finiva in un punto imprecisato sotto la collina di Pizzofalcone, tra le attuali piazza Borsa e piazza Municipio; l’altro sfociava in mare in una zona più a oriente, verso l’attuale Ponte della Maddalena.
Nel Medioevo, l’espansione urbana e la necessità di nuove infrastrutture hanno portato a una progressiva deviazione del corso del fiume. Con il passare dei secoli, il Sebeto è stato inglobato nel tessuto cittadino, fino a scomparire quasi del tutto.
Tracce del Sebeto oggi
Nonostante la scomparsa del fiume, il Sebeto continua a vivere nei toponimi e nei racconti popolari. Alcune strade e piazze di Napoli portano ancora nomi che evocano il corso d’acqua, come via Sebeto. Inoltre, resti di antichi canali e fontane testimoniano l’antica presenza del fiume.
Una delle testimonianze più affascinanti è la Fontana del Sebeto, situata sul lungomare Caracciolo. Questo monumento, realizzato nel XVII secolo, celebra il fiume con un’iconografia ricca di simboli mitologici, rappresentando il Sebeto come una figura maschile possente che versa acqua da una cornucopia.
Nella cultura napoletana
Il Sebeto è più di un semplice corso d’acqua scomparso: è un simbolo della storia e dell’identità napoletana. La sua memoria è stata tramandata attraverso la letteratura, la musica e l’arte. Scrittori come Giambattista Basile e poeti locali hanno celebrato il fiume nelle loro opere, rendendolo un elemento centrale del folklore partenopeo.
Un patrimonio da valorizzare
Oggi, il Sebeto rappresenta un’opportunità per riscoprire il legame tra Napoli e la sua storia naturale. Progetti di valorizzazione e iniziative culturali potrebbero riportare alla luce l’importanza di questo fiume, raccontando la sua storia alle nuove generazioni.
Napoli, con la sua ineguagliabile ricchezza storica, ha ancora molto da svelare. Il Sebeto, fiume misterioso e affascinante, rimane un capitolo importante di questa narrazione, un simbolo di come natura e cultura possano intrecciarsi in modo indissolubile.